Mariam Petrosjan La casa del tempo sospeso

6 maggio 2012
Scritto da: Elisa

Mariam Petrosjan La casa del tempo sospeso (Salani). Questo libro mi ha profondamente delusa. Non posso dire che sia scritto male, che sia inconcludente o poco originale. L’idea è molto buona, ad esempio, e per questo motivo ero stata subito attratta dalla storia e non vedevo l’ora di leggerla. Una casa in cui crescono ragazzini disabili, ciechi, “carrozzati”, senza arti. Vivono in un mondo chiuso in se stesso, lontano da quell'”esteriorità” che fa tanta paura. Sono divisi in gruppi, fazioni si potrebbe dire; si amano, più spesso si odiano, si denigrano, si ammazzano. Il tutto è raccontato quasi sempre dal loro punto di vista, solo a volte si può prendere una boccata d’ossigeno se il capitolo espone il punto di vista di uno degli educatori, e allora qualcosa si fa leggermente più chiaro. Ma questo avviene di rado, e per tutte le restanti 800 pagine il lettore è catapultato in un mondo onirico, tetro, selvaggio, incomprensibile.

L’idea di questi ragazzini che si sono creati un loro mondo in cui vivono temendo il momento in cui dovranno abbandonarlo è sviluppata bene, è tutto il resto che mi ha lasciata perplessa. I dialoghi sono fin troppo ermetici, pagine e pagine di visioni fantastiche di cui si capisce davvero poco. I vari personaggi si alternano vorticosamente lasciandoti intontito e tremendamente confuso. Alcuni episodi cruciali sono spiegati poco e male e restano punti di domanda sospesi qua e là.
Pesante, insomma.

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