calarsi nella pelle del nemico:
incontro con David Grossman
Ieri sera, al Franco Parenti di Milano, Mondadori ha organizzato un incontro con David Grossman e Margaret Mazzantini. Con la Mazzantini pencolavo tra lo sbadiglio e quell’imbarazzo per conto terzi che si prova di fronte a chi si incensa convinto al contrario di essere modesto. Ma non amo la sua scrittura, chi mi segue lo sa. Grossman invece ha detto piccole cose belle, che vorrei raccontare, a partire dal modo in cui “resta incinto” di una storia… La sento arrivare e mi metto a camminare, racconta. Se è primavera esce all’aperto e via via che la storia si forma cammina sempre più in fretta e così per giorni; se è inverno gira in tondo in una stanza di casa, con la moglie preoccupata che tanto strofinio bruci il tappeto! «Rimango intrappolato in una storia, è come se ci corressi dentro, per questo cammino sempre più veloce». Una storia è come un indovinello per i bambini, dice Grossman: «devo chiedermi come vive il personaggio, cosa pensa, come reagirebbe alle situazioni, devo indovinare tutte le risposte». A muoverlo, quando scrive è soprattutto la curiosità dei panni degli altri. Entrare nella pelle del nemico. «Uno dei peccati di oggi è impiegare tante energie per essere se stessi e invece non spendersi per essere anche gli altri. Pensate a un uomo e una donna che solo un istante prima di fare l’amore si rendono conto se sono l’uomo o la donna. Ecco lo stupore di essere anche altro mi piace».
Ci riesce, Grossman, a guardare con gli occhi degli altri. Lo dimostra anche la delicatezza che usa mentre parla dei suoi libri per l’infanzia: Quando scrivo per i bambini – dice – penso alla sera prima di dormire. È un momento particolare per i bambini, un momento fisico e intimo di contatto con i genitori. Ma poi, dopo il bacio della nanna, sono soli, le voci della casa cambiano, una manica nel buio sembra la proboscide di un elefante, difficile per loro capire cosa siano i sogni, scollarsi dalla realtà e magari cadere in un incubo da cui il papà non può tirarli fuori… I miei libri voglio che siano un bacio sulla guancia di un bambino prima che attraversi la prova della notte. E poi le storie per i bambini sono belle perché legittimano situazion non comuni, usi un senso dell’umorismo, usi un registro surreale e così raccontare ai bambini è creare un incontro tra il genitore che si abbandona a una dimensione che non gli è solita e il bambino che riceve.
Otto mesi fa David Grossman ha terminato un romanzo, edito in Israele. «Ora sento che qualche abbozzo di idea inizia ad affiorare». Noi aspettiamo.
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Scritto da: Francesca Magni
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Tags: bambini, David Grossman, Israele, Margaret Mazzantini
che bello ‘sto post. Sì, ha proprio ragione Grossman: stiamo troppo su noi stessi.
saluti
vero anche per me
Grossmann: io adoro il suo mdo di scrivere e la sua capacità di calarsi nella psiche e rappresentare al meglio i personaggi femminili. Recentemente ho letto “A un cerbiatto somiglia il mio amore” e sono rimasta fortemente colpita dalla sua scrittura. L’immedesimazione con Orah, la madre che aspetta il figlio di ritorno dalla guerra è stata così totale che, per tutto il mese in cui il libro mi ha tenuto compagnia, ha plasmato i miei pensieri e persino i miei sogni su quelli della storia narrata. Ed una cosa del genere mi è successa pochissime volte nella mia vita da lettrice.
Avevo visto tempo fa una sua intervista a “Che tempo che fa” ed ero rimasta incantata dalle sue parole, tanto che mi sono comprata subito il libro che stava presentando “Vedi alla voce: amore”. Lo sto leggendo proprio in questi giorni e mi piace tantissimo!
Conosco di persona David Grossman: nel 2001 venne a casa mia con altri scrittori, tra cui Etgar Keret e Meir Shalev. Fummo conquistati da questo ragazzo coi capelli rossicci e il viso liscio: le rughe profonde gli sono spuntate dopo che Uri è stato ucciso. Ha una capacità tutta sua di comunicare, un rispetto, una delicatezza incredibili. Sa toccare tutte le corde della sensibilità: è in grado di essere un soldato in guerra che si batte tutto solo contro il nemico, una madre in ansia per il proprio figlio, una giovane che sta per partorire, un innamorato perso con la propria ragazza, un bambino che non capisce chi sia quello strano uomo venuto “da quel Paese lì”…una famiglia di ebrei nascosta dietro un paravento per sfuggire alla Belva nazista.