una storia semplice che sprigiona
qualcosa di speciale
(Giovanna Zucca Mani calde)

25 novembre 2011

Giovanna Zucca Mani calde (Fazi € 16,50, pp. 250). Quando ho saputo che l’esordiente Giovanna Zucca di mestiere è strumentista e aiuto anestesista in sala operatoria (nonché neolaureata in filosofia), ho provato un misto di curiosità e fastidio: sono di moda gli scrittori “in prestito” da altri mestieri e spesso li trovo deludenti. Ma a leggerlo ho cambiato idea. Dopo un incidente, Davide, 9 anni, lotta per la vita grazie a un coraggioso intervento del dottor Bozzi, neurochirurgo di pessimo carattere ma dalle mani d’oro. Fin qui niente di straordinario e lo sviluppo, con il legame che si crea fra il ragazzino e il medico, è anche prevedibile, così come il senso di colpa della mamma. C’è qualche ingenuità nella scrittura, all’inizio. Però non si riesce a smettere di leggerlo. EQuesto libro riesce a compiere una piccola magia. Davide racconta in prima persona quello che sente durante il coma, e questo dà la sensazione di capire davvero cosa si prova nel limbo tra la vita e la morte. Non solo. Dal suo sonno profondo, Davide “parla” con il chirurgo e il chirurgo lo “sente” e gli risponde: è un buffo dialogo – nella realtà impossibile – che innesca un cambiamento radicale nel dottor Bozzi, portandolo per la prima volta a provare sentimenti di tenerezza. L’effetto, per il lettore, è di assistere al cambiamento di un uomo dall’interno. Come vedere un fiore proprio nell’istante in cui sboccia. Non sono sicura di essermi spiegata, ma è più difficile dirlo che sentirlo. Leggetelo e mi direte.

Scritto da: Francesca Magni

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