日本 i templi e la neve

2 gennaio 2011

I templi con la neve sono una delle quattro meraviglie che i giapponesi contemplano nel corso dell’anno. Contemplare è caldeggiato, farlo insieme è quasi un rituale, racconta Will Ferguson in Autostop con Buddha (Feltrinelli). In primavera la fioritura dei ciliegi, in estate i cieli stellati, in autunno gli aceri rossi. Negli uffici capita di trovare cartelli con scritto “riunione alle 15 e dopo non dimenticate di ammirare la fioritura dei ciliegi”. Ci svegliamo a Kyoto l’ultimo giorno dell’anno sotto una nevicata convinta. Abbiamo deciso di visitare Nara, e non rinunciamo nonostante il freddo intenso. Ci accontenteremo delle due mete imprescindibili, il Todai-ji, il tempio del Daibutsu, il Buddha più grande del mondo, e il tempio Kasugataisha. La guida diceva che il Daibutsu è la più grande statua in bronzo al mondo, alle sue spalle una decorazione di 130 chili d’oro, e il tutto è contenuto nel più grande edificio in legno del Giappone. Nonostante fossi ben consapevole dei primati di ciò che stavo per vedere, quando dalla zona antistante il tempio, tutta coperta di neve, mi sono affacciata distratta dal freddo sull’interno, ho provato un brivido. Le dimensioni del Buddha sono davvero colossali, la sua imponenza è vertiginosa, tanta grandezza in una statua di fattezze umane ha un effetto sorprendente, forse anche perché “compressa” in uno spazio chiuso, che il Buddha quasi esaurisce. Dietro a Buddha una colonna di legno ha alla base una piccola galleria, ampia quanto una narice della grande statua, e la gente ci passa sotto, rituale con cui si conquisterebbe l’illuminazione. Di sicuro vedere tanti turisti giapponesi e non strisciare in quell’apertura illumina ulteriormente le proporzioni colossali del Daibutsu. Il secondo tempio non è meno emozionante: l’arancio squillante delle colonne e delle travi e il verde delle grate di legno alle finestre sono colori tipici dei templi scintoisti e formano un contrasto cromatico che rapisce. Il Kasugataisha in più ha le dimensioni così estese che non riesci a fotografarlo tutto intero, e soprattutto le migliaia di lanterne di pietra che si susseguono sulle strade del parco che lo raggiungono, donate dei fedeli dal XII secolo in poi. Un muschio verde vivo le ha ricoperte di una specie di cappello; le lanterne punteggiano i sentieri del parco, due volte all’anno vengono illuminate con candele poste all’interno e un “vetro” di carta di riso per diffondere la luce. Si vedono i lembi rimasti di quelle carte, e si sogna di vederle accese.


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