essere fiore

25 gennaio 2011
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[1927, Alma, mia nonna, a 5 anni nella sua prima foto. Aveva paura che la camera la catturasse lasciandola per sempre incollata su quel cartoncino].

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Il giorno del funerale di suo padre, lei aveva già perso l’abitudine a uscire di casa: da anni un figlio malato l’aveva inchiodata alla villa di famiglia. Infilato il cappotto, si accorse di non avere pronta una borsetta; rovistò nell’armadio, prese la meno malandata e la imbottì di fogli di giornale, tra le risa mie e di mia sorella: «Cosa c’è da ridere, sciocche! Non posso mica portarla vuota». Si diede due pizzicotti sulle guance, surrogato del fard ai tempi di guerra, e fu pronta. Era abituata ai funerali, la nonna Alma. Prima un bambino nato morto. Poi il marito: se n’era andato che lei non aveva 50 anni, lasciandole quattro figli e una montagna di lettere spedite dalle petroliere su cui aveva navigato per tutto il loro matrimonio. Infine i genitori, accuditi fino a  una vecchiaia centenaria. Forse per questo, ora che il funerale era per lei, la nonna era così bella. Diritta nella bara come nella vita, Continua a leggere »

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