magica Amélie, dici sempre le cose che sento!
(A. Nothomb La nostalgia felice)

4 aprile 2014

Amélie Nothomb, La nostalgia felice (Voland, 2013, traduzione di Monica Capuani, € 14,00, pp. 118). Seguita da una troupe della televisione francese, la scrittrice belga torna nella terra che le ha dato i natali, la primissima infanzia e un amore mai sopito. Non metteva piede in Giappone da quando, a 21 anni, ci era tornata vagheggiando il passato e un lavoro da nipponica doc. Aveva trovato un fidanzato e materia per scrivere due dei suoi libri più belli, Stupore e tremori (sulla sua esperienza in un’azienda di Kyoto) e Né di Eva né di Adamo (sull’amore con Rinri).
Questo ritorno ha la pacatezza dell’età, l’amarezza della nostalgia, la disillusione dei sogni infantili quando li si ricerca da adulti. Continua a leggere »

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la rivincita delle ragazze sveglie
(Amélie Nothomb Barbablù)

25 febbraio 2013

Amélie Nothomb Barbablù (Voland, 2013, traduzione di Monica Capuani, € 14,00, pp. 112). Ed eccola puntuale. Amélie Nothomb. Strega visionaria. Dark lady del romanzo breve. Maestra di trame estreme. Eccessiva sempre. Però, certo, l’idea di una ragazza che sfida (e batte) Barbablù è troppo attuale e foriera di speranze, per essere catalogata solo come fantasioso divertissement. In questo romanzo (il suo 20°) la Nothomb racconta la bizzarra storia di un sedicente nobile sofisticato e molto ricco che si è ritirato a vivere in un lussuoso palazzo parigino di cui affitta una stanza a ragazze, scopo compagnia. No, non cerca sesso. Cerca amore. E puntualmente delle sue inquiline di innamora. Ma, come vuole la favola, nessuna di loro riesce a stare al patto che lui impone. E il peggio si verifica puntuale per la poveretta che lo infrange. Tranne che con l’ultima, Saturnine. E qui vorrei dire tre cose. Continua a leggere »

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Amélie Nothomb Acido solforico

29 maggio 2012
Scritto da: Susy

Amélie Nothomb, Acido solforico (Voland, 2006, € 13,00). Mi ha colpita come un pugno allo stomaco. Come sempre l’ironia della Nothomb è tagliente, acuta e lascia il lettore con un retrogusto amaro in bocca. La trama è  semplicemente agghiacciante: è la storia di un reality che non ha nulla a che vedere con Il Grande Fratello o altri tipi di trasmissione televisive a cui siamo abituati. Acido solforico si svolge in un Lager, proprio così. Un vero lager con tanto di aguzzini che godono della loro autorità  nell’infliggere umiliazioni e pene alle loro vittime. Continua a leggere »

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il lato oscuro della paternità
(Amélie Nothomb Uccidere il padre)

16 marzo 2012

Amélie Nothomb, Uccidere il padre (Voland € 9,00, pp. 91). Amélie Nothomb è una grandiosa raccontatrice di storie. Sono rari i raccontatori di storie, e storie originali come le sue. Una ogni anno dal 1992, questa è la ventesima. Piccoli romanzi di una storia sola, fortissima. Già questo, in un panorama di trame (italiane) per la maggior parte noiose, basterebbe a renderla una grande scrittrice. Ma non è tutto. Amélie Nothomb usa le storie come il cilindro di un mago e attraverso una scrittura semplice (mai un aggettivo di troppo, ma una frase superflua) ne estrae un fazzoletto che alla fine diventa una colomba. La metafora, lo ammetto, non è casuale. Questo suo ultimo romanzo, peculiare fin dal titolo, racconta di Joe Whip, quindicenne con la passione per la magia e le mani abilissime, Continua a leggere »

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non esiste sconfitta in amore
(Amélie Nothomb Il viaggio d’inverno)

24 maggio 2011

xxx

Amélie Nothomb, Il viaggio d’inverno (Voland, 2009, e 12,00). «Ignoro cosa sia una vittoria in amore, ma una cosa la so: non esiste sconfitta in amore. È una contraddizione in termini. Provare l’amore è già un tale trionfo che ci si potrebbe chiedere perché si dovrebbe volere di più… la semplice realtà del sentimento amoroso è una grazia, uno stato di veglia assoluto durante il quale ogni altra realtà è abolita» (pag. 41). A dire il vero il protagonista di questo libro, spassoso e un po’ surreale come tutti quelli di Amélie Nothomb, non è tanto del parere. Continua a leggere »

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nella testa di un obeso
(Amélie Nothomb Una forma di vita)

21 febbraio 2011
Tempo di lettura: 2 minuti

Pochi scrittori come Amélie Nothomb hanno un pubblico di fan fedelissimi, che lei non delude pubblicando un romanzo ogni anno, e con cui intrattiene regolare corrispondenza, scritta a mano di proprio pugno. Ma di Amélie Nothomb voglio parlare a chi non l’ha mai letta e potrebbe innamorarsi della sua verve, del suo acume e della sua ironia. Una forma di vita (Voland, 2011, traduzione di Monica Capuani, € 14,00) è nato da un trafiletto su un giornale: raccontava che molti soldati americani in Iraq diventano obesi. Tanto è bastato perché Amélie restasse “incinta” (come dice lei stessa Continua a leggere »

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uscita di sicurezza
(Amélie Nothomb Une forme de vie)

13 gennaio 2011

Scritto da: Marco
Amélie Nothomb, Une forme de vie (Albin Michel, € 15,90). Ho visto il libro in bella mostra in una delle tante librerie francesi, uscito da un paio di settimane e già in testa alle classifiche. Ero tentato di non comprarlo perché era una di quelle edizioni cicciottelle alla best seller americano a cui invece preferisco le edizioni economiche. Stesso contenuto, ma dimensioni ridotte: ho sempre idea che il libro sia migliore quando è più raccolto.  Alla fine però l’ho sfogliato e l’incipit del libro mi ha subito preso. È la storia di una corrispondenza tra l’autrice e un soldato americano in Iraq, Continua a leggere »

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mentire aiuta a mutare? forse
(Amélie Nothomb Causa di forza maggiore)

29 ottobre 2010
Scritto da: Stefano Iacus

Amélie Nothomb, Causa di forza maggiore (Voland, 2009, € 14,00). È un piccolo, frizzante e divertente libro che mi ha attratto per la magnifica copertina francese (parzialmente riprodotta nelal versione italiana). Due uomini ad una festa si scambiano opinioni su quanto sia sconveniente che qualcuno muoia in casa tua. Uno dei due sostiene che se chiami la polizia sei subito tra i sospettati, meglio chiamare un taxi prima che arrivi il rigor mortis e farsi portare in ospedale assieme all’amico “molto malato”. Arrivati al pronto soccorso un medico constaterà il decesso in presenza di testimoni. Per Baptiste un tale comportamento è assurdo: “cosa c’è di male? Io chiamerei subito la polizia”, dice. Sta di fatto che il giorno successivo uno sconosciuto bussa alla sua porta trafelato e chiede di poter fare una telefonata ma non appena dall’altra parte della cornetta rispondono, il malcapitato, colto da infarto, muore! Ed è qui che parte il racconto. Baptiste non chiama la polizia ma si scambia i documenti con lo sconosciuto e si impossessa della sua identità lasciando che la polizia trovi il “suo” cadavere e si lancia in una nuova vita. Va a casa dello sconosciuto e viene accolto dalla moglie, ignara vedova, che si nutre solo di bollicine di champagne e non ha nome, ma si fa chiamare con il nome preferito dall’interlocutore. Il resto è spassoso e da leggere. Baptiste, pezzo dopo pezzo, perde (o si libera de) il suo passato ma con sollievo, prende una nuova identità e si scorda della sua molto velocemente.
Benché intriso di elementi surreali la Nothomb abilmente inzuppa il racconto di verosimilie, così che rimane fino all’ultima pagina il sapore di “be’, potrebbe anche accadere”. In fondo siamo tutti tendenti al mutamento, e a volte mentire aiuta a liberarsi del passato.

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pronuncia giapponese
(Amélie Nothomb Stupore e tremori)

4 settembre 2010
Tempo di lettura: 30 secondi

Amélie Nothomb, Stupore e tremori (Guanda, 2006, € 7,50). «Mi vide ed esclamò: “Amélie-san!”. Lo disse in quel modo giapponese formidabile che consiste nel confermare l’esistenza di una persona lanciando nell’aria il suo nome» (pag. 110). Mi viene in mente una collega che non ha mai perdonato i suoi per averla chiamata come il fratello, solo una “a” di differenza. Conosco persone che nemmeno si chiamano, per nome. Soprannomi distratti. Cognomi distanzianti. Nomignoli che etichettano. Epiteti che distolgono. O nomi abbaiati che prendono la forma di un rimprovero. Com’è bello quel -san da attaccare per riguardo. Ricordo come mia nonna diceva Francesca: lo lanciava nell’aria e col tono ci attaccava un sorriso. Voglio esercitarmi in pronuncia di nomi alla giapponese. Continua a leggere »

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10 libri che fanno pensare e anche ridere

21 settembre 2014

Ricevo l’s.o.s. di un’amica: «Ho bisogno di una storia che mi faccia pensare e anche un po’ ridere». Frugo nella libreria et voilà: una lista di 10, potevo esimermi?! Però confesso incertezza: primo perché ognuno di noi ride di cose diverse; e poi perché arrivare a 10 è stata dura, molto dura…

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