日本 la consistenza del dolce

7 gennaio 2011

Una cosa che ho sempre trovato deludente nei ristoranti giapponesi in Italia sono i dolci. I pochi che avevo assaggiato erano scipiti, senza personalità, indecisi. Qui ho scoperto che quello dei dolci non è il regno del sapore ma delle consistenze. Niente è dolce semplicemente nel senso di zuccherato, ciò che rende “dolce” nel senso di piacevole, ciò che fa della pasticceria giapponese un godimento (usato soprattutto fuori pasto) sono le consistenze in cui il sapore si incarna quasi ne fosse accessorio. Continua a leggere »

commenta »

日本 onigiri e samurai

8 gennaio 2011

In Giappone fare uno spuntino non è mai un problema, ovunque ci sono locali e chioschi per tutti i gusti, tendenzialmente specializzati: c’è quello dove trovi solo i ramen, spaghetti sottili ma simili ai nostri alla chitarra, in brodo di pollo, quello dove si mangiano i soba, spaghetti più grossi sempre in brodo, fatti di soia o di farina di grano scura; c’è chi vende solo sushi, chi solo tempura (una frittura di pesce e verdure in una particolare pastella grumosa), chi fritture di tutti i tipi di carne infilzata su spiedini; ci sono i chioschi che vendono vassoi misti per un pasto completo, miniaturizzato ad arte per asporto; e ci sono i chioschi degli onigiri, il mio spuntino preferito: triangoli di riso tenuto insieme da un’alga scura che può essere morbida o secca e croccante, con un ripieno che va dal tonno al salmone ai gamberetti, per i più classici, ma può essere a base di uova di pesce, prugna aspra, molluschi vari e molto altro. Ogni onigiri, venduto singolo, è un piccolo saggio dell’amore dei giapponesi per le minuzie, la carta che lo avvolge è piegata come fosse un origami e porta sul fondo le istruzioni per l’apertura: Continua a leggere »

5 commenti »

日本 tenere al caldo

8 gennaio 2011

C’è una funivia, ad Hakone, che lambisce il monte Fuji e porta a vedere le fumarole, residuo di un’esplosione di tremila anni fa, dove puoi comprare uova sode cotte nell’acqua a centro gradi che sgorga dal sottosuolo (si dice che allunghino la vita, ne abbiamo mangiate un paio a testa). Se la giornata è limpida, il Fuji si mostra nel suo splendore geometrico, un tronco di cono colato di bianco. La funivia è modernissima, ha posti a sedere, c’è un addetto che ti accoglie quando sali e quando scendi, e se vuoi puoi prendere in prestito un cuscinetto. I sedili in dotazione alla cabina sono imbottiti, ma i giapponesi non si fanno mancare questa ulteriore comodità o, come credo, questa possibilità Continua a leggere »

1 commento »

日本 Fuji-san

9 gennaio 2011

Porta fortuna vedere il Fuji-san, dicono i giapponesi. Forse perché non si lascia vedere sempre: spesso le nuvole lo rendono letteralmente invisibile, quasi non esistesse più; eppure è enorme, quando si mostra, raggiunge la vista di chi sta a centinaia di chilometri. È un tronco di cono perfetto, perfettamente ingessato di neve, falsa promessa di ghiaccio su un cuore di fuoco.

Il Monte Fuji, Fuji-san, come lo chiamano i giapponesi in segno di rispetto, visto dal treno di ritorno da Hakone (sopra a sinistra) e in una delle 36 famose vedute dipinte da Hokusai (a destra). Sotto da sinistra: il Fuji dipinto su una botte di sakè nel parco del tempio Meiji Jingu a Tokyo; la grande montagna bianca che appare fra i palazzi del quartiere Meguro, a Tokyo, e la funivia di Hakone che porta fino alle fumarole.

commenta »

日本 l’eco delle forme

9 gennaio 2011

Uno spettacolo di kodo, l’arte giapponese di suonare i tamburi, al parco di Ueno, di fronte al Tokyo National Museum.

Una porta nel tempio di Sanjusangen-do a Kyoto.

Un Gundam in dimensioni naturali, ovvero come è stato progettato da chi disegnò il cartone animato, esposto a Shizuoka, tra Tokyo e Kyoto.

Un grattacielo di Tokyo.

commenta »

日本 l’impero dei gadget

9 gennaio 2011

Miwako è un’amica giapponese che da 15 anni vive in Italia. Le ho chiesto se non avesse nostalgia del suo paese e mi ha risposto no, le ho chiesto perché e mi ha risposto che a Milano se devi comprare una penna è facile, ce ne sono un po’, ma non troppe, in Giappone è un incubo. Ce ne sono migliaia di tipi diversi, diventi matto a scegliere e ovviamente le vorresti tutte. Troppa merce in vendita, troppa sollecitazione, troppa frustrazione. Ho capito cosa intendeva visitando Tokyu Hands, un centro commerciale di sette piani a Shibuya Continua a leggere »

14 commenti »

la perfezione dell’altrove
(Banana Yoshimoto Un viaggio chiamato vita)

12 gennaio 2011

In Giappone ho ammirato la gentilezza delle persone , in particolare di chi esercitava un ruolo (commessi, impiegati delle ferrovie, camerieri, bigliettai). Ho ammirato l’accoglienza predisposta per chi ha dei bambini (in tutti i bagni trovi dei seggiolini appesi al muro su cui sedere i bimbi piccoli, e c’è sempre un fasciatoio per cambiarli) e le facilities per disabili (nelle stazioni gli ascensori,  numerosi e capienti, hanno un doppio pulsante, uno ad altezza di chi sta in sedia a rotelle). Ho ammirato l’ordine, la pulizia, il rispetto: anche in mezzo a una folla non vieni calpestato, c’è sempre una bolla d’aria attorno a te, una distanza rispettata. Ho ammirato l’allegria delle miriadi di chioschi che per la strada vendono cibi di ogni tipo. Poi ho letto Un viaggio chiamato vita di Banana Yoshimoto (Feltrinelli, 2010, traduzione di Gala Maria Follaco, € 13,00). La scrittrice giapponese racconta sensazioni e ricordi dei suoi viaggi, di cui molti in Italia: Continua a leggere »

commenta »

dialogo con… la pagina nera
(Kinotoriko Tenera è la morte)

14 gennaio 2011
Tempo di lettura: 1 minuto

Kinotoriko, Tenera è la morte (Salani, 2010, € 11,00, traduzione di Francesco Lato e Valentina Paggi). Una pagina bianca, a sinistra. Una pagina nera, a destra. Nella pagina bianca, un Ragazza rientra a casa, è stanca di combattere, «…ho deciso di morire» dice fra sé mentre va a farsi una doccia. Nella pagina nera compare la Morte. La Ragazza esce dalla doccia, e comincia a Continua a leggere »

commenta »

i giapponesi nel cuore

13 marzo 2011

Riguardo ognuna delle persone fotografate incontrate sfiorate nei miei giorni giapponesi, vorrei sapere dove sono cosa fanno come stanno se hanno perso qualcuno, di certo hanno perso un pezzetto di sé. I giapponesi non sono singoli in un gruppo, ma singoli per un gruppo, sono il gruppo, la società, il popolo. È il mare che li ha uccisi. Dal terremoto avevano imparato a difendersi.

2 commenti »

il Giappone e i ciliegi in fiore

24 marzo 2011
Tempo di lettura: 4 minuti

Sulla spiaggia di Enoshima un cartello mostra un’onda stilizzata, ricorda quella dipinta da Hokusai; terremoto = tsunami, c’è scritto, e una freccia dice di correre verso il punto più alto. Il 4 gennaio con un cielo azzurro primavera è difficile cogliere il senso di quell’avviso. Sugli scogli la gente è in gita, sopra le teste è tutto un volo, da noi sarebbero gabbiani, qui sono falchi. Una famiglia raccoglie granchi per cena, i giapponesi mangiano tutto quel che si muove nel mare. L’ho visto al mercato del pesce di Tokyo, un infinito catalogo di creature ignote alle nostre pescherie. La ferocia con cui ogni animale è sfilettato vivo mi atterrisce, non so conciliarla con le ciotoline da casa delle bambole in cui verrà servito con leggiadro senso estetico. Del resto come si concilia la violenza dei samurai e il loro vanto nella cerimonia del tè? Continua a leggere »

3 commenti »