#dislessia La nostra storia, le vostre storie

13 novembre 2017

«Ogni storia personale è una storia universale» ha scritto Grazia Lodigiani parlando del mio libro. Grazia è una lettrice (e un po’ anche scrittrice), una delle tante incontrate in questi due mesi grazie a Il bambino che disegnava parole. Ogni giorno mi scrivete storie, le vostre che sono la mia, la mia che è le vostre. E più le leggo e le metto insieme, più provo sconcerto: ma se siamo così tanti e proviamo e viviamo le stesse cose, come è possibile che il senso della dislessia, la sua essenza neurobiologica non sia ancora univocamente, universalmente compresa, riconosciuta, assimilata, accettata? Poi penso: se siamo così tanti e proviamo e viviamo le stesse cose, è inevitabile che prima o poi accada: la dislessia universalmente compresa, riconosciuta, assimilata, accettata. Succederà presto. E sarà grazie a chi decide di raccontare e di raccontarsi.

 

 

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Ogni giorno ricevo lettere, storie. Oggi voglio farvi leggere questa: Cristina e suo figlio Matteo sono d’accordo, hanno detto «Sì, dobbiamo parlare, far capire che si può essere incredibilmente in gamba anche se la tua working memory “non è una Ferrari” e non riesci a trattenere una lista o a seguire delle indicazioni». La parola a loro. Ah, le foto sono slide della relazione di Matteo, che ormai fa l’università, ed è stato chiamato a raccontare la sua dislessia davanti a 100 insegnanti.

Buona sera,
Sono le 00:25 e ho appena finito di leggere il suo racconto nel Corriere della Sera su suo figlio Teo. Per la prima volta in vita mia ho sentito il desiderio di scrivere immediatamente… infatti ho scritto al Corriere chiedendoli di inoltrarle la mia mail. Poi dopo inviarla ho visto che lei aveva un blog, che sono andata a vedere.

Vorrei dirle da mamma a mamma che il suo racconto mi ha toccato l’anima.  La sua esperienza é incredibilmente (e non so se aggiungere dolorosamente o felicemente) IDENTICA alla mia con mio figlio Matteo.

Oggi sono in Spagna con mio marito ed i miei altri due figli, siamo venuti a Segovia a trovare proprio lui, Matteo. Ha 18 anni e studia qui il primo anno di università al IE, fa la doppia laurea in Business Administration e Relazioni Internazionali.

Matteo è stato diagnosticato dislessico con deficit d’attenzione due anni fa, nel penultimo anno del liceo, dopo una vita scolastica tappezzata di frustrazioni, malintesi, incomprensioni e voti non rappresentativi del suo vero apprendimento o sforzo. L’abbiamo testato quando lui ci ha detto in lacrime dopo l’ennesima frustrazione  “fatevi una ragione, siete due persone molto intelligenti ma avete un figlio ritardato”.

L’anno scorso il suo prof le ha chiesto se poteva parlare ad un convegno di insegnanti di scuole internazionale che si è tenuto a Milano. Volevano il punto di vista di un ragazzo dislessico che comunque è riuscito ad avere voti alti al liceo (una volta diagnosticate le sue difficoltà di apprendimento i risultati sono arrivati, per via di piccoli accorgimenti quali 20% in più di tempo per gli esami, uso del pc, una conseguente riduzione ne livello di ansia, e una maggiore sicurezza e autostima). Ha finito il Diploma Internazionale (IB) con un 39 (voto molto buono). Ha avuto offerte dalla Bocconi, Exeter, King’s College a Londra e IE.

Ecco il link su YouTube dove può vedere il suo intervento al convegno. Ha ricevuto una standing ovation. Molti insegnanti piangevano. Molti volevano stringere la sua mano. Tanti le hanno scritte mail ringraziandolo e dicendo che la sua è stata la miglior presentazione. A scuola (ASM a Milano) hanno chiesto per farlo vedere ai ragazzi più piccoli, così se qualcuno si sente identificato magari si fa avanti prima di arrivare al liceo.

Penso il racconto di Matteo le toccherà l’anima, come il suo di racconto ha toccato la mia d’anima. Forse le farà piangere, forse no, penso senz’altro le farà piacere. Magari decide di farlo vedere a suo figlio Teo… così vede che Come loro ci sono tantissimi altri ragazzi.

Grazie del suo racconto. Penso il suo lavoro per far capire i diversi “dis” sia di grandissima importanza. Comunque, vedrà che i nostri figli spaccheranno le pietre nella vita… sono resilient, hanno grit, sanno cosa è il duro lavoro. Non si rompono con facilità, sono temprati. Sopratutto hanno empatia, sono generosi d’animo, e buone persone.

Un saluto affettuoso… da una mamma che la capisce molto molto bene.
Mi scusi per il mio italiano, che come avrà capito non è la mia prima lingua. Infatti essere cresciuto in una casa con tre lingue (io sono metà americana, metà spagnola e mio marito è italiano) certamente non è stato di grande aiuto per Matteo… ma. Chi lo poteva sapere all’epoca!

Un abbraccio,
Cristina De Palma

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