Quanta gioia possiamo farci bastare?
(Kent Haruf Trilogia della pianura)

23 agosto 2017

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Kent Haruf, Trilogia della pianura (NN Editore)

Che storia racconta quel libro?, mi chiede la figlia che nell’afa di agosto al mare, lavata la pelle dal sale e rinfrescato lo spirito con un po’ di frutta, posiziona la sdraio nell’ombra accanto alla mia e, come me, si prepara a leggere. Con la curiosità dei suoi 13 anni, va a caccia di storie, e mi guarda perplessa quando alla domanda rispondo: Non saprei.
Come fa un libro a non raccontare una storia?, dice lei.
Be’, ovvio, racconta delle storie. Ma non è quello l’importante.
E cos’è allora?, insiste dubbiosa.
La tentazione sarebbe di tagliar corto: È un libro da grandi, lo capirai quando sarai grande. Ma mia figlia – nomen omen – non è tipo che molla. E allora mi chiedo come potrei raccontare a una ragazzina il fascino e il godimento che provo nel leggere romanzi come Stoner, autori come Elizabeth Strout, Anne Tyler e ora Kent Haruf. L’epopea della vita normale. Una cosa in cui la letteratura americana sembra essersi specializzata.
Sai, Costanza, credo che a un certo punto della vita più che storie sorprendenti cerchiamo storie normali.
Tante cose sono ormai capitate anche a noi, e la domanda ha smesso di essere ‘cosa potrebbe succedere di molto eccitante?’ ed è diventata ‘cosa ci può rendere più felici di una storia eccitante? Forse solo una storia semplice e che sembri vera. Una storia come noi’. È questo che cominciamo a chiedere, a un certo punto, alla letteratura. Ed è questo che racconta il libro che ho in mano.
Lei storce la bocca come dire Contenta tu, e si tuffa a leggere Il cacciatore di aquiloni.
La verità è che Kent Haruf, per me, è una lettura piena di suspence. La sua prosa asciutta, che descrive ogni minima azione, crea una forma di attesa; ti ritrovi con il fiato sospeso a domandarti se stia per succedere qualcosa, e te lo credi perché lo stile narrativo a cui siamo abituati oggi non indugia sui gesti banali del quotidiano se non per farne trampolino verso qualcosa di sorprendente, esplosivo, scioccante: il colpo di scena. Invece qui non succede – benché di cose ne accadano. Il dettaglio è dettaglio ed è rilevato perché è importante in sé. È il tempo presente, la sostanza delle nostre esistenze, dello scorrere dei giorni e minuti. Silenzi, timidezze e dialoghi che dicono il necessario. Tutto sta lì, in quel lavare i piatti, rifare il letto, indossare un cappello, andare a comprare la culla per il bambino di una sconosciuta che deve nascere, tirare giù dalla macchina il cesto del pic nic in riva al fiume e accendere il fuoco per cuocere salsicce e fagioli dentro una pentola di ferro.
È con la forza di uno stile narrativo che evoca e crea, che Kent Haruf ha costruito, in Colorado, una città immaginaria. Holt, della quale, in fondo all’ultimo dei romanzi (Le nostre anime di notte, scritto poco prima di morire), è stato possibile disegnare una mappa completa, con Main Street, lo Shattuck’s Café, lo Holt Country Memorial Hospital e le case di ognuno dei personaggi dei quattro libri. Vicini di casa in alcuni casi inconsapevoli, altre volte destinati a incrociare i loro destini su una scacchiera creata dal ‘dio Haruf’ sulla base di due principi: le persone in genere sono piuttosto buone e tutti hanno bisogno di qualcuno o qualcosa di cui prendersi cura.
Così i vecchi fratelli Harold e Raymond McPheron – forse i miei personaggi preferiti – orfani, allevatori di mucche, mai sposati, abituati a vivere di lavoro durissimo e cene silenziose, accettano di accogliere l’adolescente incinta Victoria Roubideaux che la madre ha cacciato di casa (Canto della Pianura e Crepuscolo); e il piccolo DJ accudisce il nonno scorbutico e viene a sua volta aiutato dagli abitanti di Holt (Crepuscolo); e Lorraine insieme a Willa e Alene, madre e figlia ormai anziane, si prendono cura dell’orfana Alice, le comprano vestiti e una bicicletta e un giorno vanno insieme a fare un bagno in una pozza dove le mucche si dissetano (Benedizione)…
Kent Haruf se n’è andato troppo presto, tre anni fa e ancora giovane, lasciandoci a desiderare altri libri come i suoi, capaci di infonderci una luminosa fiducia nel genere umano. Capaci di ricordarcene il lato migliore senza tuttavia nascondere le magagne: la fatica di tirare avanti (“Devi tenere duro, non hai altra scelta”, dice qualcuno a Raymond McPheron. “È quello che mi dicono tutti. Me lo dico anche da solo. Però non so cosa vuol dire” risponde lui); le ferite che procuriamo agli altri senza volerlo; l’anelito a una vita di sentimenti e passioni corrisposti.

“Chi riesce ad avere quello che desidera? Non mi pare che capiti a tanti, forse proprio a nessuno. È sempre un incontro alla cieca tra due persone che mettono in scena vecchie idee e sogni e impressioni sbagliate” dice Addie Moore. Ci sono anche tradimenti, divorzi, amori impossibili, affetti storti, nelle case di Holt come in quelle di tutto il mondo, e Haruf li contempla senza l’ipocrisia degli scandalizzati.
Così, letti d’un fiato nella splendida traduzione di Fabio Cremonesi (belle anche le sue note in fondo a ogni libro!) i romanzi di Kent Haruf ci lasciano il dono più grande che si possa chiedere alla letteratura: rimetterci in pace con noi stessi e con i nostri simili. È come se dicessero che la gioia che abbiamo o che abbiamo avuto, per poca che sembri, può bastare.

P.S.1 Haruf non è alieno all’ironia, leggera, qua e là. Come in Le nostre anime di notte, uno dei fantastici dialoghi tra Addie Moore e Louis, il vicino di casa a cui, da quando entrambi sono vedovi, lei ha proposto di passare le notti insieme a chiacchierare…

E se aprissi una di queste finestre?

Ecco, dubito si aprano. Provaci.

Con un cacciavite Louis fece leva sulle finestre del bovindo e riuscì ad aprirne due.

Oh. Ce l’hai fatta. Certo, per alcune cose gli uomini sono l’ideale. C’è poco da fare. 

P.S.2 Dei 4 libri quelli che ho amato di più sono Crepuscolo e Le nostre anime di notte. Si possono leggere in ordine sparso, secondo me. Terrei solo Canto della pianura e Crepuscolo in sequenza.

 

KENT HARUF 4

Scritto da: Francesca Magni

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