Storia di una dislessia
PREMESSA
di Francesca Magni
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Sembra sia di moda, perché se ne è parlato moltissimo in questi ultimi cinque o sei anni. Chi non è toccato dal problema (o così crede), se ne disinteressa e alza le spalle con fastidio: dislessia, che noia, possibile che ormai siano tutti dislessici? possibile non si parli d’altro? Ho alzato anch’io le spalle con noia prima di sapere di avere un figlio dislessico. L’abbiamo capito che aveva 12 anni e siamo entrati in un tunnel di fatiche emotive e grandi scoperte. Un viaggio nel cervello di nostro figlio e nel nostro, una agnizione che ci ha resi più ricchi e consapevoli di cosa significhi apprendere e di quali siano le (infinite) strade per farlo. Ci è voluto più di un anno per accettare, masticare, capire veramente, dominare gli aspetti pratici e quelli emotivi. Un anno per Filippo e uno per noi. E oggi, con il suo consenso, ho scelto di raccontarvelo. Perché la dislessia non riguarda solo chi ha un figlio dislessico: riguarda il cervello e il suo rapporto con l’apprendimento e la conoscenza. Riguarda il cervello di tutti.
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Storia di una dislessia – cap. 1 EPIFANIA
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Storia di una dislessia – cap. 2 CREDEVO DI ESSERE SCEMO
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Storia di una dislessia – cap. 3 È QUALCOSA
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Storia di una dislessia – cap. 4 LA MALEDIZIONE DEI NOMI PROPRI
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Storia di una dislessia – cap. 5 SIAMO TUTTI DISLESSICI?
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Storia di una dislessia – cap. 6 COSA PROVA UN DISLESSICO A SCUOLA
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Storia di una dislessia – cap. 7 LA CERTIFICAZIONE: OGGI È UN MALE NECESSARIO
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Storia di una dislessia – cap. 8 GRAMMATICA DRAMMATICA
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Tags: dislessia, disturbi specifici di apprendimento, DSA, mio figlio è dislessico, storia di una dislessia
Cara Francesca, a proposito di studenti dislessici, il bello per voi deve ancora venire: mio figlio, certificato dall’eta’ di 7 anni, si e’ diplomato a 19 anni al liceo scientifico-sportivo e desiderava diventare medico. Lo sai che i test di accesso alle facolta’ a numero chiuso sono solo scritti? e anche chi ha una certificazione dove e’ scritto chiaramente che puo’ sostenere gli esami universitari sempre oralmente deve fare i test scritti? Ovviamente in Italia i ragazzi dislessici NON POSSONO STUDIARE MEDICINA!!! Mio figlio si sta laureando in Scienze motorie, ha sostenuto gli esami sempre oralmente con ottimi voti ma non puo’ realizzare il suo sogno di diventare medico: ti sembra giusto?
Cara Patrizia, è una lotta e non dobbiamo mollare. Intanto ti segnalo questo link sul sito dell’Associazione Italiana Dislessia https://www.aiditalia.org/it/dislessia-a-scuola/universita
Loro scrivono così: “La presentazione della certificazione diagnostica al momento dell’iscrizione permette di accedere anche ai test di ammissione universitari con numerose misure di supporto per garantire a tutti gli studenti le medesime opportunit”. Fossi in te li contatterei subito per avere spiegazioni e sostegno. Fammi sapere, hai tutta la mia solidarietà!
Buonasera solo all’inizio della prima media è stata scoperta a mio figlio di 11 anni la dsa, dopo 5 anni di elementari passate come un inferno… ancora oggi mio figlio non digerisce la diagnosi.
È tutto molto difficile, capire fino a che punto arrivare e fino a dove si può arrivare. La scuola… non ne parliamo, gli insegnanti non sono preparati, aggiornati, giusto 1 o 2 prendono a cuore mio figlio…
Sono demoralizzata, avvilita.
Vi ringrazio x avermi dato la possibilità di sfogarmi
Laura
Cara Laura, è vero, tanti insegnanti non sanno esattamente di cosa si tratti e come comportarsi, o lo sanno per stereotipi. Però ce ne sono tanti bravi che iniziano a essere più coinvolti e informati. Bisogna accettare l’idea che un figlio dislessico sia “un lavoro”: agli insegnanti bisogna parlare con pazienza e senza presunzione, per portarli per mano a capire quali sono i disturbi specifici di ogni ragazzo. Ecco, nella sigla DSA (disturbi specifici di apprendimento), la lettera più importante è la S: specifici. Ogni ragazzo ha le sue caratteristiche, c’è, per esempio, il dislessico bravissimo con il computer e quello (Come mio figlio) che ne ha paura e se ne tiene a distanza… Bisogna stabilire un’alleanza con la scuola: oggi gli insegnanti sono più disponibili, se ne parla tanto, possono non avere una particolare sensibilità personale al tema ma se non altro sono tenuti a interessarsene. Quindi sta a noi genitori aiutarli a entrare in questa cosa. E ai ragazzi, che devono accettare la diagnosi come la scoperta di una loro caratteristica unica e bella: sì, ho detto bella! Aiuta tuo figlio a trovare le cose in cui lui è speciale, a riconoscerle e ad andarne fiero.