Francia in bici / six cents

16 agosto 2016

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DAL MEDITERRANEO ALLA DUNA SULL’OCEANO
Ultima colazione a Bordeaux in un’antica pasticceria che vende solo macarons e canelets, dei mini budini solidi con cannella e un tocco di rum tipici proprio di Bordeaux, così buoni che danno dipendenza. Seduti su poltrone rosse ai tavolini rossi con una commessa in rosso che sembra una hostess, salutiamo questa bella città in cui siamo tornati tre volte e in cui ormai ci sentiamo a casa. È il momento dei riepiloghi e dei ricordi.
Gli ultimi tre giorni ci hanno visto viaggiare molto sui treni: disagevole e carissimo, oltre che con un’ora di ritardo, il rientro da Narbonne a Bordeaux, 40 euro per trasportare le bici ma nessun posto dedicato (e nessun rimborso previsto per i ritardi); in compenso c’era una carrozza per famiglie da favola, con spazi gioco pieni di cuscini, scaldabiberon, salottini per allattamento e cambio pannolino. La famiglia in Francia è sacra davvero, il terzo figlio praticamente una religione. Abbiamo visto mamme sportive pedalare con pupi piccolissimi nel marsupio e famiglie-nidiata con bimbi di sei, otto anni su bici cariche di borse; in un supermercato di Toulouse siamo stati superati alla cassa per due volte da due ‘dames enceintes’, giustamente le donne incinte qui hanno la precedenza, e in genere carrelli per sfamare una colonia.
Il 14 agosto Bordeaux è tutta prenotata, ho trovato e preso al volo un appartamentino che si rivela la prima brutta esperienza con Airbnb: claustrofobico, sopra un fast food, con una sola finestra che dà su un condizionatore e sulla canna fumaria del locale. Quella sera, vista da lì, anche Bordeaux ci sembra più sordida che poetica, le piazze della ville vieille più decadenti di come le ricordassimo, “da che punto guardi il mondo tutto dipende”… Noi abbiamo la fortuna di guardarlo dalla prospettiva migliore. A Ferragosto saliamo su un treno diretto all’Oceano e poi pedaliamo per verso Arcachon, antica località di villeggiatura fatta di migliaia di ville primi ‘900 tutte decorate in modo diverso, sembrano uscite dal pennello di un pittore naïf, e ognuna ha un nome scritto con fantasie calligrafiche sulla facciata. Quando Arcachon divenne località di soggiorni marini per i bordolesi ricchi, si decise di preservare la costa sabbiosa dell’oceano e la pineta che le corre parallela obbligando ogni costruzione a mimetizzarsi fra i pini marittimi; una splendida ciclabile ora permette di pedalare fra la marea e il bosco fino alla dune du Pilat, uno dei paesaggi naturali più emozionanti che abbia mai visto.
Tre chilometri di lunghezza, 500 metri di larghezza e quasi 130 di altezza, scalarla è faticosissimo ma l’arrivo in cresta è mozzafiato: salendo spalle al mare, la duna si precipita nella pineta con una ripidissima discesa di sabbia su cui i miei figli si lanciano e rotolano a ripetizione incuranti della fatica per risalire.
Il tramonto sull’Oceano è salutato con un applauso da gruppi di gitanti con pic nic come noi, il buio non arriva mai per colpa della luna quasi piena, ma da Arcachon, Cap Ferret e altri villaggi del litorale si alzano fuochi d’artificio a ritmo continuo.
Dormiamo nella casa in pineta di un’esosa ed estrosa pittrice malata d’Africa che ci racconta vita e avventure in Costa d’Avorio, da dove è fuggita nel 2007 nascosta nel bagagliaio di un’auto durante la guerra civile. Il suo petit déjeuner con crêpes, gauffres e galette de Bordeaux ci sazia fino al ritorno in città, dove restituiremo le bici al noleggio Ésprit Cycles e passeremo l’ultima notte in un appartamento bellissimo e conveniente preso su Airbnb: nella ristrutturazione è stata conservata la pietra tipica della città, l’arredo è semplice, fra vintage, legno biondo e Ikea, con tocchi di vero buon gusto. È la casa che ci fa sentire di casa a Bordeaux, quella da cui salutiamo la vacanza e gradualmente torniamo alla nostra vita con una storia in più da ricordare e 600 km nelle gambe. 599 per l’esattezza, ma ci perdonerete se nel racconto decideremo di arrotondare  😉 🚴 🌟

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