10 volte grazie ad Hanno Speich per questa storia di due ragazzi divisi dal Muro di Berlino (lui e l’amico Manfred…)

3 ottobre 2015

Hanno Speich, Inseparabili (Nuovadimensione)   Hanno Speich Inseparabili

Hanno Speich, Inseparabili. Storia di un’amicizia oltre il muro (Nuovadimensione, 2015, € 18, pp. 331).

3 ottobre 2015, sono 25 anni dalla riunificazione tedesca, una festa che dovremmo celebrare tutti, tedeschi e non, perché unire è progredire. Sempre. Separare produce tragedie private, prima ancora che collettive, che raramente riusciamo a capire nella loro vera essenza. Poi, quando succede che qualcuno ce le racconti, un po’ capiamo… Il libro di Hanno Speich per questo fa centro. Racconta la storia (la sua!) di due 15enni di Lipsia amici per la pelle e vicini di casa, separati da una bomba che cade proprio al confine tra i loro giardini.

È il 1943, Hanno Speich vive con la mamma, un fratello e una sorella più piccoli, accanto alla casa dell’amico Manfred. Il padre ha combattuto nella Grande Guerra, ma è con l’esercito tedesco come riservista; la mamma è sola con tre figli, la sera li mette a letto vestiti per essere pronta a scendere in cantina quando suonerà l’allarme. Una notte la bomba cade proprio lì, un cratere di sei metri fra le case di Hanno e Manfred, restano tutti vivi, ma muore la vita come la conoscevano.

Pochi anni dopo la famiglia di Hanno, che ha parenti a Trieste e ha assaggiato i metodi della Stasi (nel ’48 il padre di Hanno viene interrogato, ai Russi non è piaciuto che abbia inviato il bilancio annuale della sua impresa agli azionisti olandesi), decide di fuggire in Italia.

Comincia così un’avventura umana che ha dell’incredibile, soprattutto perché raccontata “a due facce”: mentre Hanno arriva a Trieste, riesce, pur con fatica, a iscriversi al liceo, ha nonni benestanti che sostengono lui e la sua famiglia pur tra mille sacrifici, scopre l’amore per la barca a vela, si impegna molto presto per trovare un lavoro e dare una mano alla famiglia, Manfred, a Lipsia, è un cittadino della Germania Orientale. Figlio di un imprenditore, si vede via via confiscare la fabbrica, sacrifica la vita intera nel vecchio sogno dell’impresa di famiglia, che vede disgregarsi e diventare improduttiva con i metodi dell’economia socialista; vede i figli indottrinati a scuola ribellarsi al suo spirito “vetero-capitalista” e scrive regolarmente all’amico Hanno, ormai italiano d’adozione, ingegnere lanciato in una brillante carriera che lo farà diventare manger, con cui confronta la propria vita. Due destini opposti che corrono paralleli fino al giorno in cui Hanno e Manfred, nel 1992, riescono a riabbracciarsi.

La loro amicizia, quel meraviglioso “inseparabili” del titolo, sono la verità di tutte le situazioni come questa: la politica, i muri, non appartengono all’uomo, ma al potere che si impossessa di lui; sono la Storia che rinunciamo a “fare” e accettiamo di subire.

Ho letto questo libro senza riuscire a staccarmene, e voglio dire grazie ad Hanno Speich dieci volte:

. per non aver lasciato in un cassetto le lettere scambiate con l’amico Manfred e averci regalato una rara prova di amicizia e una storia che tutti dovrebbero leggere;

. per aver sintetizzato con l’efficacia di un film un pezzo di storia passato troppo in fretta in archivio;

. per averci mostrato anche i lati più dolorosi della sua vita (penso alla vicenda di suo padre, per cui ho pianto) così da rendere chi legge davvero empatico;

. per aver condiviso la sua forza e vitalità, l’amore per la barca a vela, la tenacia sul lavoro, la voglia di vivere in condizioni migliori, e aver raccontato con delicatezza anche dell’amore [nella foto, che ho preso al Piccolo di Trieste, Hanno con la moglie Fiora];

. per aver raccontato di Manfred facendoci capire cosa significava veramente il sistema socialista applicato all’economia;

. per aver reso chiaro come avvenne il crollo del muro di Berlino, in quel momento della storia così carico di polvere esplosiva che tuttavia non scoppiò, e si risolse (quasi) in pace;

. per aver scritto, lui madrelingua tedesco, in un italiano semplice ed elegante che rende la storia priva di retorica, una lucida cronaca del cuore;

. per aver ricordato la follia degli anni dopo la guerra e di Trieste sballottata tra i confini nell’insensatezza delle divisioni geografiche post belliche, fatte a tavolino;

. per la storia dei suoi nonni materni, imprenditori lungimiranti, gente del bel mondo piena di cultura e dignità, anche alla fine della parabola;

. infine, ma non ultimo, per il bel ritratto di Milano negli anni ’60…

Scritto da: Francesca Magni

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