A.S.A. Harrison La sposa silenziosa
Scritto da: Cristina
A.S.A. Harrison, La sposa silenziosa (Longanesi, 2014, pp. 333, € 16,60) ci porta a riflettere sul concetto di accettazione e di comunicazione all’interno di una coppia e in generale nel rapporto con gli altri. Al di là della trama che potrebbe facilmente adattarsi a un classico film americano – un po’ prevedibile, un po’ incredibile – sono gli spunti di riflessione che danno valore al romanzo. Accettare gli altri per quello che sono o cercare di cambiarli?
Vivere gli eventi della vita insabbiandone gli aspetti più controversi e dolorosi o affrontarli per risolverli? Slittare sui punti scottanti di una comunicazione o comunicare veramente, a costo di contrasti o rotture?
In breve: meglio una sintesi falsa, garante degli agi e delle comodità pratiche e mentali o una dialettica conquistata con passione e ardore? Sembrerebbe che la politica dello struzzo paghi alla fine … ma basta rileggere alcuni passaggi per comprendere come un’apparenza intatta nasconda un abbrutimento interiore che equivale in fondo a una non vita e porta alla distruzione degli altri e di sé stessi. Mi chiedo cosa commenterebbe un buddhista su questo occidentalissimo dilemma!
Buona lettura!
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Tags: A.S.A. Harrison, La sposa silenziosa, Longanesi
L’ho letto da poco (e se devo essere sincera, per fortuna l’ho noleggiato in bilioteca) e il mio è il parere di una persona in linea con la filosofia buddhista, appunto. Ho provato del malessere nel leggerlo e anche parecchia tristezza perchè, ahimè, la situazione che vi è narrata pare si verifichi più spesso di quel che non si creda anche nella vita reale. Nulla distrugge un rapporto come il silenzio, la non-comunicazione. Nel libro si parla di un marito e una moglie ma potrebbe benissimo essere applicato anche in qualunque tipo di rapporto esistente nella nostra società. Il marito è un traditore incallito e la moglie per quieto vivere e per uno standard economico soddisfacente chiude gli occhi fa finta di nulla e si racconta la favola della famiglia felice. Non mi era mai capitato di provare una certa empatia per un fedifrago seriale e tanta antipatia per una “povera” moglie che subisce in “silenzio”. Chi dei due è più colpevole? Il marito traditore che se ne va con la nuova giovane compagna perdipiù incinta lasciando la moglie quasi in mezzo ad una strada? O la moglie che nulla ha fatto nè in passato nè nel presente per tenersi accanto l’uomo che si è scelta? Terribile vedere come tutto potrebbe essere risolto solo sedendosi intorno ad un tavolo e parlarsi, far uscire da sè tutto il dolore la rabbia che ti consuma. Non è con il dialogo che si possono trovare molte delle soluzioni ai problemi della vita? Ma loro non dialogano e si arriva dunque al tragico epilogo finale. Tutto si paga. Prima o poi. O di qua, o di là.