la poesia ci parla
(Cristina Alziati Come non piangenti)
Ora tu credi che basterebbe un niente,
sedere ad un tavolo sgombro
in un’ora propizia, e lavorare ai versi
lavorare ai frammenti. Io sono fatta invece
di questo non scrivere giorno per giorno;
dentro il sedimentarsi delle piccole
cose, e delle grandi, sono
l’anima ingombra del loro farsi mute.
–
[tratta da Cristina Alziati, Come non piangenti, 2011, Marcos y Marcos]
–
Raccolta di poesie di qualche anno fa risbuca dallo stomaco degli armadietti di redazione; versi di una donna coraggiosa per almeno due ragioni, la scelta di essere poetessa e di raccontare (anche) la propria malattia senza pietismi; realista e utopista insieme. Apro a caso ed esce questa poesia. Che mi parla.
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Sono rimasto molto colpito da questi versi. Non conoscevo la poetessa. Il senso di precarietà tipico delle vite tese alla ricerca ricorda il limite umano delle cose, delle persone. Siamo minimi davanti all’abisso.
Leggendo le parole di Cristina Alziati non ho potuto fare a meno di avvicinare il passo in cui scrive “Io sono fatta invece di questo non scrivere giorno per giorno”, a un verso di Eugenio Montale: “Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.
Quel non esserci sempre e a tutti i costi.
Grazie Francesca per la condivisione.
Come vuoi che racconti dei mesi
di quello strano straodinario inverno
di gemme anche quassù, e sole
fra i rami nel dicembre, quando il manto
di neve ero io, io la corteccia glabra
lo scricchiolio del gelo nelle ossa – per quale
voce straodinaria dirti l’inverno,
quando l’inverno ero io?
Sono molto più vecchio di te,
mi ripeti, e intanto assomigli
a qualcosa che amo.
Ci legano i secoli, ti spiego.
Tu stai proprio all’inizio,
io in quelli tutti attorno.
……. ricordi, sensazioni… dolori… mio nonno e me bambina… la vita…