Hélène Grémillon Il Confidente

28 maggio 2013
Scritto da: Angelo Di Liberto

Hélène Grémillon, Il Confidente (Mondadori, 2012, € 18,00, pp. 239).

“Ho sempre pensato che i segreti devono morire insieme a chi li ha custoditi. Adesso sicuramente lei si dirà che sto tradendo le mie convinzioni, visto che gliene parlo, però a lei devo dire tutto”.

Una verità non si può tacere a lungo ma ha bisogno di un confidente per essere svelata. Non uno qualunque conosciuto per caso, non il nostro migliore amico, né chi ci ha messi al mondo, ma il suo legittimo destinatario.
Una verità può salvare una vita e torturarne delle altre. Una verità può trascendere il tempo, restituire un destino o può semplicemente limitarsi a suggerirlo osservandolo da dietro le quinte, di nascosto.

Camille ha 35 anni e lavora in una casa editrice. È la confidente perfetta.
In occasione della morte della madre riceve diverse lettere di condoglianze. Tra le tante ne trova una molto più lunga delle altre. Un certo Louis spasima d’amore per la bella Annie.
La lettera, priva di mittente, è arrivata di martedì e segnerà l’inizio di un’insolita confessione.
Ogni settimana Camille, che tra l’altro è incinta, si vedrà oggetto delle confidenze di Louis, senza che questo nome abbia per lei alcun significato.
L’uomo usa parole per accomunare più destini, voci incolpevoli intrecciate dagli strepiti della grande guerra, quando le donne dovevano procreare a tutti i costi per servire la patria.
“Fate figli! Fate figli, bisogna recuperare le perdite del 1914!”.
Sembrerebbe un racconto come tanti, quasi estraneo alla vita di Camille, ma la storia di Louis è così inquietante che lei ha deciso di seguirla anche quando il suo rapporto con le cose narrate, non può che essere inteso come casuale. Eppure molto presto la donna si accorgerà che tra le pieghe di quella confessione c’è qualcosa che la riguarda, nonostante nomi, date, luoghi, avvenimenti non combacino con la sua storia personale.
L’identità è una questione di anima. Ha un rapporto privilegiato con l’immagine inconscia che ognuno di noi ha di se stesso, ma si trova spesso a fare i conti con eventi obiettivi della vita reale che non hanno nulla a che fare con l’essenza archetipica che ci fonda e rappresenta.
Camille scoprirà che si può vivere illudendosi nella certezza dell’io. Che è possibile credere nella propria vita mentre la si sta lasciando andare.
“Lo specifico di una menzogna è di essere scoperta, smascherata, non di diventare una verità definitiva, inossidabile, insospettabile”.
Quelle parole la costringeranno a pensare a quello che dice e fa, a quello che è in un modo in cui non ricordava d’essere capace.
Quante persone hanno fatto i conti con la sua identità? In quali luoghi si è forgiata? Chi è in realtà Camille?
Hélène Gremillon racconta una storia incredibile incidendo la pelle dei suoi personaggi restituendoci sangue e consapevolezza; quello stato di coscienza modificato che Pierre Janet ha definito “abaissement du niveau mental”, una particolare condizione che si scatena come conseguenza di stati emotivi intensi e che causa allo stesso tempo un restringimento della coscienza e un rafforzamento dell’inconscio.
Ma è all’inconscio collettivo che attinge l’autrice, in quel magma indiscriminato portatore di verità inconfessabili, spesso sotto forma d’immagini simboliche, per dire che una via di salvezza è possibile. In quel serbatoio pulsionale Camille ritrova ciò che ha perduto o non ha mai avuto, guarda con occhi nuovi se stessa, guarda in alto, guarda la luce!

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