abbiamo bisogno di più empatia
(Simon Baron-Cohen La scienza del male)

16 luglio 2012

Simon Baron-Cohen La scienza del male (Raffaello Cortina, 2012, € 21,00, pp.221). Perché gli uomini sono in grado di torturare, ferire, uccidere? Il tema del dolore procurato dall’uomo all’uomo mi ha sempre perseguitata. Quando leggo articoli di giornale che descrivono il male, che sia  fisico o psicologico, ho reazioni che coinvolgono il mio corpo: lo stomaco  si chiude, perdo l’appetito, la gola soffoca come per l’ansia. Il dolore dell’altro diventa il mio, mutatis mutandis. Ora le neuroscienze hanno fatto una scoperta interessante: per compiere il male è necessario avere un basso livello di empatia, che è la capacità di cogliere e sentire quello che provano gli altri. (per un approfondimento vi consiglio Con o senza empatia di Lisa Vozza). Ci sono zone del cervello deputate a provare empatia, il saggio di Baron-Cohen illustra gli studi fatti per individuarle e ne mette in luce il funzionamento nonché i danni possibili. Non in tutti l’empatia funziona allo stesso modo. Nei soggetti autistici, per esempio, l’empatia è addirittura azzerata. Questo non significa che chi è poco empatico sia un delinquente; ma tra la popolazione carceraria i test hanno rilevato un’altissima percentuale di persone con empatia molto bassa. Non significa nemmeno che la scienza possa depenalizzare i reati, la responsabilità individuale e la necessità del contenimento di chi delinque restano. Ma Simon Baron-Cohen, psichiatra di fama mondiale ed esperto di autismo (è anche cugino dell’attore comico Sasha Baron-Cohen), vuole aprirci gli occhi su un tema cruciale: dobbiamo occuparci di più di empatia. Inserirla tra i fattori di valutazione complessiva a scuola. Stimolarla se è carente («Sappiamo che le componenti dell’empatia, come il riconoscimento dell’emozione, possono essere apprese» pag. 152). Metterla al centro di un serio dibattito sull’uomo. «L’empatia è come un solvente universale. Qualunque problema immerso nell’empatia, diventa solubile» (pag. 160).

Nessuno ha mai dato risposte convincenti alla domanda sul male. La religione, scrive Baron-Cohen, «è sempre stata particolarmente renitente a interrogarsi sul tema elle cause del male. Per la maggior parte delle religioni l’esistenza del male è semplicemente un elemento disturbante dell’universo, presente sia perché siamo stati incapaci di realizzare le nostre aspirazioni spirituali verso una vita buona, sia perché le forze del male sono in continua lotta con le forze divine per raggiungere il controllo della natura umana. Gli eccessi del male sono tipicamente relegati nel campo del non indagabile; e questi eccessi vengono persino utilizzati per rinforzare la nostra fede in Dio». Baron-Cohen si prefigge di spostare il dibattito sul male dal dominio della religione all’ambito delle scienze sociali e biologiche.

Mi ha colpito. Quello dell’immedesimazione nei panni degli altri è da sempre un punto centrale per me. Ho letto La scienza del male in mezza giornata. È di quei libri che ti cambiano il modo di vedere le cose. Contiene anche un test molto interessante per misurare il quoziente di empatia (da 0 a 80) proprio e dei propri figli. La maggior parte delle persone si colloca in una curva a campana in cui la media delle donne a un QE 47 e la media degli uomini un QE 42. Un’empatia media è più adattiva, un’empatia medio-bassa è di aiuto nel raggiungere posizioni apicali di carriera. Ma per il male occorre che l’empatia sia scarsa o nulla. Si chiede Baron-Cohen: «Siamo tutti capaci di uccidere? Secondo la teoria che ho esposto in questo libro, solo gli individui la cui empatia è temporaneamente o permanentemente azzerata».

Leggete questo libro e regalatelo. Solo una società che si interroghi su questa capacità dell’uomo e lavori per valorizzarla e svilupparla, potrà diventare meno crudele e più giusta.

Scritto da: Francesca Magni

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(Simon Baron-Cohen La scienza del male)”


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