abbiamo bisogno di più empatia
(Simon Baron-Cohen La scienza del male)
Simon Baron-Cohen La scienza del male (Raffaello Cortina, 2012, € 21,00, pp.221). Perché gli uomini sono in grado di torturare, ferire, uccidere? Il tema del dolore procurato dall’uomo all’uomo mi ha sempre perseguitata. Quando leggo articoli di giornale che descrivono il male, che sia fisico o psicologico, ho reazioni che coinvolgono il mio corpo: lo stomaco si chiude, perdo l’appetito, la gola soffoca come per l’ansia. Il dolore dell’altro diventa il mio, mutatis mutandis. Ora le neuroscienze hanno fatto una scoperta interessante: per compiere il male è necessario avere un basso livello di empatia, che è la capacità di cogliere e sentire quello che provano gli altri. (per un approfondimento vi consiglio Con o senza empatia di Lisa Vozza). Ci sono zone del cervello deputate a provare empatia, il saggio di Baron-Cohen illustra gli studi fatti per individuarle e ne mette in luce il funzionamento nonché i danni possibili. Non in tutti l’empatia funziona allo stesso modo. Nei soggetti autistici, per esempio, l’empatia è addirittura azzerata. Questo non significa che chi è poco empatico sia un delinquente; ma tra la popolazione carceraria i test hanno rilevato un’altissima percentuale di persone con empatia molto bassa. Non significa nemmeno che la scienza possa depenalizzare i reati, la responsabilità individuale e la necessità del contenimento di chi delinque restano. Ma Simon Baron-Cohen, psichiatra di fama mondiale ed esperto di autismo (è anche cugino dell’attore comico Sasha Baron-Cohen), vuole aprirci gli occhi su un tema cruciale: dobbiamo occuparci di più di empatia. Inserirla tra i fattori di valutazione complessiva a scuola. Stimolarla se è carente («Sappiamo che le componenti dell’empatia, come il riconoscimento dell’emozione, possono essere apprese» pag. 152). Metterla al centro di un serio dibattito sull’uomo. «L’empatia è come un solvente universale. Qualunque problema immerso nell’empatia, diventa solubile» (pag. 160).
Nessuno ha mai dato risposte convincenti alla domanda sul male. La religione, scrive Baron-Cohen, «è sempre stata particolarmente renitente a interrogarsi sul tema elle cause del male. Per la maggior parte delle religioni l’esistenza del male è semplicemente un elemento disturbante dell’universo, presente sia perché siamo stati incapaci di realizzare le nostre aspirazioni spirituali verso una vita buona, sia perché le forze del male sono in continua lotta con le forze divine per raggiungere il controllo della natura umana. Gli eccessi del male sono tipicamente relegati nel campo del non indagabile; e questi eccessi vengono persino utilizzati per rinforzare la nostra fede in Dio». Baron-Cohen si prefigge di spostare il dibattito sul male dal dominio della religione all’ambito delle scienze sociali e biologiche.
Mi ha colpito. Quello dell’immedesimazione nei panni degli altri è da sempre un punto centrale per me. Ho letto La scienza del male in mezza giornata. È di quei libri che ti cambiano il modo di vedere le cose. Contiene anche un test molto interessante per misurare il quoziente di empatia (da 0 a 80) proprio e dei propri figli. La maggior parte delle persone si colloca in una curva a campana in cui la media delle donne a un QE 47 e la media degli uomini un QE 42. Un’empatia media è più adattiva, un’empatia medio-bassa è di aiuto nel raggiungere posizioni apicali di carriera. Ma per il male occorre che l’empatia sia scarsa o nulla. Si chiede Baron-Cohen: «Siamo tutti capaci di uccidere? Secondo la teoria che ho esposto in questo libro, solo gli individui la cui empatia è temporaneamente o permanentemente azzerata».
Leggete questo libro e regalatelo. Solo una società che si interroghi su questa capacità dell’uomo e lavori per valorizzarla e svilupparla, potrà diventare meno crudele e più giusta.
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Scritto da: Francesca Magni
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Tags: cervello, empatia, La scienza del male, neuroscienze, Raffaello Cortina Editore, saggio, scienza, Simon Baron-Cohen
Le religioni, le società, la medicina hanno considerato per secoli la mancanza di empatia come un tratto di personalità statico e immutabile, relegando le persone affette da questo problema in una sorta di limbo senza speranza. Nella concezione religiosa, di queste persone non si può che avere pietà. La ricerca recente sulle basi neurologiche dell’empatia ha invece trovato che per questi individui c’è speranza eccome, perché la capacità di “mettersi nei panni degli altri” può essere appresa o riappresa, almeno entro certi limiti. Un tempo pensavamo che chi era colpito da un ictus non avrebbe mai più ripreso la parola, la mobilità o le altre funzioni lese dal danno cerebrale; oggi sappiamo che il cervello è plastico e le terapie riabilitative ottengono recuperi che sembrano miracolosi. Speriamo che in futuro si affermi anche una terapia dell’empatia, in modo da ridare speranza e dignità a molte persone relegate ai margini della società.
Il tema del male è uno di quelli che mi intriga maggiormente. Il libro mi pare interessante e la tua recensione mi convince. Grazie!
Aspetto un tuo commento, Maria. È un libro davvero interessante e come dice Lisa le scoperte neuroscientifiche sull’empatia aprono una nuova era per chi soffre di disturbi come l’autismo. E per la soecietá nel suo complesso. Ripeto: leggetelo e regalatelo
[…] Magni sul suo blog Letto fra noi recensisce questo saggio interessante di Simon Baron-Cohen dal titolo La scienza del male sottotitolo: L’empatia e le origini della […]
il libro più difficile da reperire che abbia mai incontrato sulla mia strada! Ho letto la recensione mentre mi apprestavo a partire per le ferie circa 20gg fà e da quel momento l’ho cercato in ogni paese che visitavo. Almeno 5 città, ma del libro nessuna traccia! Mi rassegnerò ad ordinarlo e ad aspettare…
Se vuoi lo puoi comprare scontato su https://www.raffaellocortina.it/la-scienza-del-male oppure su Bol (io lo uso spesso per fare regali a chi abita lontano) https://www.bol.it/libri/scienza-male.-empatia-origini/Simon-Baron-Cohen-na/ea978886030469/
Sono felice, però, di averti convinta a leggerlo. Poi aspetto i tuoi commenti!
Bella recensione, dovrei comprarlo perchè mi è stato suggerito, ma quel punto in cui trascrivi: «Siamo tutti capaci di uccidere? Secondo la teoria che ho esposto in questo libro, solo gli individui la cui empatia è temporaneamente o permanentemente azzerata»…non mi trova concorde (ma forse dovrei leggere bene il libro prima di parlare) perchè nella natura dell’essere umano deve esistere la facoltà di uccidere, diversamente l’uomo non sarebbe sopravvissuto. Non intendo l’uccidere per cattiveria, ma per difesa della propria famiglia, per esempio. E’ una facoltà che stranamente concepita così da un “addetto ai lavori”, mi fa rimanere lì. Lo vediamo anche nei bambini piccoli: l’aggressione e l’uccidere (per es. gli animaletti) è istintivo senza che questo implichi necessariamente un indole violenta, fa solo parte dell’istinto di sopravvivenza necessario per il mantenimento della specie.