Non è un paese per donne!

20 settembre 2011

Confesso la diffidenza verso il genere racconto, che è un po’ come un arco con una sola freccia, o fa centro o non è. Confesso anche un certo scetticismo verso le raccolte di più autori, un racconto per ognuno è una sola freccia all’arco e il centro da infilzare a occhi bendati. Ma quando mi è arrivato Non è un paese per donne (a cura di Carmen Pellegrino e Cristina Zagaria, Mondadori, 2011, € 10,00) qualcosa mi ha attratta. Vuoi la copertina, vuoi il sottotitolo (Racconti di straordinaria normalità), vuoi la citazione del funambolo Philippe Petit in cima all’introduzione delle curatrici (il libro è nato in due mesi dopo le piazze del 13 febbraio), vuoi la prefazione di Miriam Mafai («La “donna-corpo” occupa la cronaca politica e mondana e rischia di lasciare in ombra tutte le altre, la maggioranza»)… Eccole qui, “tutte le altre”, nelle storie di 14 scrittrici. Tema: essere donna, in Italia, non è facile. Neanche oggi. Men che meno oggi. Lo dice Carmen Pellegrino, giovane autrice napoletana, parlando della madre di Torre Annunziata che denuncia la banda che ha stuprato il figlio (storia tragica e vera che lei racconta con parole per niente scontate); lo dice la comica Alessandra Faiella che riesce a far ridere toccando un tasto dolente, l’ansia di non essere mai abbastanza belle e abbastanza brave – per citare solo i due estremi della scala di pathos toccata da queste scrittrici. Una scala che deve essere percorsa tutta, andata e ritorno, per rendere chi sono le italiane oggi. C’è la storia (immaginaria) raccontata da Elvira Seminara di una donna che in estate cura le piante dei vicini ed entrando nelle loro case “assaggia” le loro vite (chi non ha mai fantasticato di farlo?!); c’è la tragedia (vera) di una donna derubata di tutto dall’uomo che amava e finita a vivere per la strada, come racconta la giornalista Francesca Barra in un racconto figlio di un’inchiesta. Si può anche tenerli sul comodino e leggerne uno a caso la sera. Questi racconti non deludono, sono scritti bene e “ci catturano” come sa farlo una fotografia. Donne funambole, donne che non mollano. Luciana Littizzetto, nella fascetta di copertina, sintetizza come solo lei sa fare: «Ci vogliono due palle così a fare la donna. Ma a noi non piace essere donne con le palle. Le tette ci bastano e avanzano. Tra l’altro son due anche loro»…
P.S. Leggeteli e poi ditemi il vostro preferito, quello che vi ha colpite, stupite o descritte di più.

Scritto da: Francesca Magni

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