la libertà secondo Jonathan Franzen /3
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Dopo due recensioni in corso (di lettura), ora che ho finito Jonathan Franzen fatico a parlarne, come fatico a uscirne. La vita di Walter e Patty Berglund mi si è appiccicata addosso chiamandomi a identificarmi ora con l’uno ora con l’altra, ora con i loro figli o con Lalitha, la giovane collega di Walter, o con Richard Katz, l’amico storico, rocker depresso e di successo; come se ogni loro gesto fosse un paradigma. Ci si ritrova un po’ ovunque, in questo libro. Ci si ritrova nell’anelito di libertà di ognuno dei protagonisti e nella constatazione implicita che non sappiamo affatto cosa sia libertà, agiamo seguendo schemi di cui non siamo consapevoli, condizionamenti scritti dentro, prima che fuori. Eppure tutti, come i Berglund, cerchiamo di esercitare qualcosa che chiamiamo libertà convinti che ci porterà a essere felici, a esprimere e compiere noi stessi. Walter e Patty alla fine ci riescono, ma non è la libertà o ciò che loro credono tale a condurli a un approdo: piuttosto è il fatto che entrambi hanno il coraggio di immergersi nei propri errori, di “berne” per anni le conseguenze, di accoglierli senza rinnegarli; non a caso “Sono stati commessi degli errori” è il titolo che Patty dà al manoscritto in cui si confessa. Guardare dentro se stessi con e rilevare onestamente gli sbagli sembra il solo gesto che siamo davvero liberi di compiere e il solo che alla fine può davvero liberarci. Scrive Isaiah Berlin: «Le illusioni di cui soffro determinano il campo delle mie scelte; la conoscenza di me stesso, cioè la distruzione delle illusioni, modificherà questo campo e mi darà la possibilità di fare scelte autentiche anziché credere di avere scelto una cosa quando è stata, per così dire, la cosa a scegliere me» (Isaiah Berlin, Libertà, – Da speranza e paura liberati, Feltrinelli 2010, cit. pag. 265).
Il romanzo si chiude con un capitolo bellissimo, che si allaccia al primo: all’inizio era Patty vista dai vicini di casa, bella, vitale, agli albori della sua vita di madre; alla fine è Walter visto dai vicini di casa, un uomo solo e solitario, ossessionato dall’ambientalismo e dalla protezione degli uccelli, chiaramente triste in una casa riempita di fantasmi del suo passato, fantasmi che lui combatte accanendosi contro il gatto di una vicina. Ma per Walter non è la fine, è la fine di una fase, la fine del suo lutto (non posso dire per cosa), la fine dell’epoca degli errori. E dunque è un nuovo inizio.
Di nuovo Berlin: «I grandi momenti sono quelli in cui un mondo muore e un altro prende il suo posto», e vale per il macromondo sociale come per il micromondo personale.
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Tags: Einaudi, Isaiah Berlin, Jonathan Franzen, libertà
Bella recensione, mi hai fatto reimmergere nei Berglund. Grazie.
Complici le tue recensioni “in corso” ho iniziato a legge Libertà, il mio primo Franzen. Le visioni della famiglia Berglund da ogni angolazione possibile ne fanno un ritratto veramente appassionante. E poi Franzen scrive molto, molto bene.
Finito ora Libertà, il mio terzo Franzen (dopo Le Correzioni e il giovanile Forte Movimento). Bello. Grande romanzo, senz’altro, condivido l’incertezza dell’inizio (dove va parare…?). Però poi ti soddisfa e gli ultimi due capitoli sono straordinari: una vena incredibilmente buona.
Ciao a tutti.
Ho appena “riletto” Franzen attraverso i racconti di mio marito che lo ha finito da poco. Ne abbiamo discusso di continuo, il suo giudizio, come il nostro, oscillava, pur mantenendo costante l’ammirazione per la scrittura densa che fa sgorgare i personaggi dalle loro azioni, dalle loro parole e pensieri, sempre perfettamente coerenti. Alla fine gli ho fatto una domanda che giro anche a voi: perché lo ha intitolato Libertà? E abbiamo ripreso a discuterne – che poi è il piacere della lettura quando si rovescia nella vita…
Ho appena intrapreso (esattamente come si intraprende un viaggio) la lettura di Libertà di Franzen. Non ho ancora ultimato il primo capitolo…..Mi riservo, dopo aver fatto la conoscenza di Patty e Walter e del loro mondo, di chiedermi per quale ragione l’autore abbia intitolato il libro “Libertà”…..
Di “Correzioni” sempre di Franzen cosa mi dite?
ho ultimato ora “Libertà” di Franzen e dirò subito che non l’ho tovato il grande capolavoro americano. Scritto benissimo, avvicente in alcuni punti, ma pesante e noioso in altri, almeno secondo il mio punto di vista.
Però suscita molte riflessioni. Ho letto molto di questo libro ancor prima di aprire la copertina, recensioni entusiaste, altre che lo stroncavano.
Ho apprezzato moltissimo la costruzione delle personalità e dei caratteri dei vari personaggi. A mio parere, il più riuscito è il personaggio di Connie, forse l’unica alla fine della storia, che abbia realizzato in pieno ciò che era il suo concetto di libertà.
Dirò che più che un romanzo sulla libertà, l’ho trovato un romanzo sulle “dipendenze” o “condizionamenti”. Patty e Walter dipendono l’uno dall’altra, Walter perchè la ama totalmente, Patty perchè non ha altro se non la loro famiglia dove realizzare sè stessa. Richard che dipende da loro come se fossero le sue radici, il suo concetto di famiglia, ed è dibattuto dall’affetto per Walter ma anche dall’invidia. Walter ha la donna che lui avrebbe voluto (Patty) ma che si è lasciato scappare proprio in nome dell’affetto vs il suo amico. Mi è piaciuta la parte del romanzo in cui Franzen racconta l’incontro di Richard con Lalitha e Walter, e la sua incredulità nel constatare che il suo amico godeva dell’ammirazione incondizionata di una donna così giovane e bella.
Poi Connie che dipende da Joey, ma in realtà è Joey a dipendere da lei, in uno strano legame di desiderio e senso di colpa. Connie è abilissima nel lasciare a Joey l’illusione di gestire al sua libertà, riconducendolo però a sè , amministrando benissimo il senso di colpa di Joey in un tira e molla di desiderio fughe e ritorni….Ci sarebbero molte altre cose da dire su questo romanzo. Ed è questo il bello del romanzo. Fa discutere e riflettere. Il concetto di libertà è un concetto apparente: ogni volta che ci si assume una responsabilità, si smette di essere liberi! Ed il nucleo primario e fondamentale in cui un essere umano rinuncia alla sua libertà personale per qualcosa di più grande (la famiglia), è proprio il matrimonio…non a caso