ir de tapas

7 maggio 2011
xxx
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A Ramón, uno dei miei due insegnanti di spagnolo, “le gusta hablar sobre la politica”. Ieri mi ha raccontato di un parlamentare spagnolo finito al centro di uno scandalo perché usava soldi pubblici per offrir cene a base di “mariscos” (frutti di mare) ai suoi sostenitori e regalava biglietti in tribuna per le più importanti partite di calcio. Gli spagnoli si sono indignati al punto da costringerlo alle dimissioni. Vedendomi poco impressionata, Ramón mi ha chiesto se non trovassi la cosa ripugnante. Veramente la trovavo bellissima: non le cene a base di mariscos e i biglietti a sbafo, ma l’indignazione. Ramón, che ha molto da criticare al governo del suo Paese, mi ha detto con orgoglio che gli spagnoli hanno molti difetti ma non mancano di “moralidad”. Il quadro che mi dipingeva si incastrava perfettamente nella cornice che ho potuto vedere fin qui. Questo popolo ci assomiglia moltissimo, sono gente del Sud, gente che ama far festa, che rispetta le regole se servono, ma non in quanto regole, gente che per un caffè non ti batte lo scontrino, che ti tratta con cortesia ma anche in modo spiccio e non concepisce attorno a sé, né attorno a te, uno spazio intimo inviolabile, gente che si accalca nei bar la sera, che canta ad alta voce la notte per le strade, gente che vive fuori  e vive insieme. Però sulle scale mobili della metropolitana tutti tengono la destra, le strade di Madrid sono molto più pulite di quelle di Milano, e non c’è bagno di ristorante o bar che non sia men che lindo. Piccoli ma eloquenti segnali di superficie, che provengono da qualcosa di profondo.

C’è un’altra differenza che mi ha colpito, fra questa gente del sud e la gente del sud che siamo noi. Qui non c’è lo snobismo “fighetto” che ha trasformato Milano in un luogo esclusivo e di esclusione facendo nascere bar per happy hour di una inautenticità glaciale, a cui mai ti avvicineresti senza degli amici perché mai saresti accolto da degli sconosciuti, è un fenomeno che qui non esiste. Ho preso casa in affitto fra il barrio di Lavapiés e quello di La Latina, due quartieri popolari, giovani, multietnici e zeppi di locali della movida; qui si usa “ir de tapas”, ho fatto l’esperienza grazie alla gentilezza del padrone di casa: vai in un bar, ordini una caña, ovvero un bicchiere piccolo di birra bionda alla spina, e ti danno gratis un piatto di tapas, antipasti misti, fritto di pesce, bruschette, tortillas, insalata di patate, tartara di pesce, frutti di mare, bacalao, una caña, una tapa, due o al massimo tre euro per ogni giro, con tre o quattro cañas hai cenato. Come racconta Lucia Etxebarria nei suoi romanzi e come mi ha confermato Miguel, l’insegnante più giovane, a Madrid si usa uscire a bere anche da soli perché seduti alla “barra”, il bancone di un bar, è facile incontrare qualcuno che non disdegna di rivolgerti la parola.

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