come la paella
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Madrid è una ragnatela di stradine (ai piedi di palazzi più e meno ricchi ma sempre decoratissimi) circondata da una cintura circolare di viali monumentali come il tuorlo d’uovo è circondato dal suo albume. Agli estremi di quello che approssimativamente si può definire cerchio del centro-città, due punti verdi segnano il diametro: il parco del Palazzo Reale a est e il Parque del Buen Retiro a ovest. Viuzze, viali, parchi. Ingredienti diversi affiancati eppure unitissimi come nella paella, la padella da cui prende il nome uno dei più tipici piatti spagnoli. Questa curiosa giustapposizione, nettissima, che non ricordo in nessuna delle altre città che ho visitato, sembra esprimere anche l’anima della capitale spagnola. Gli anni del franchismo hanno lasciato traccia nell’architettura monumentale dei viali e dei palazzi di rappresentanza, la movida degli anni Ottanta, quelli della ripresa del fermento creativo madrileno, ha segnato (e ravvivato) le viuzze strette di quartieri come Huertas, La Latina, Lavapiés e in particolare di Chueca, un tempo barrio di malaffare e ora, grazie all’opera della comunità gay-lesbica trasformato in quartiere alla moda, ristrutturatissimo, vitale, pieno di locali e di negozi particolari; Salamaca, la zona ricca della città, quella dei negozi di lusso e dei madrileni di destra, è solo una versione più linda degli altri quartieri, conserva comunque la freschezza e l’autenticità che il quadrilatero della moda a Milano ha perso da secoli. Sembra che tutto si tenga, a Madrid, senza mescolarsi eppure senza essere separato. Come nella paella, appunto. I miei primi giorni qui sono stati un po’ come comporre gli ingredienti per arrivare alla ricetta: un quartiere per volta, li ho battuti cartina alla mano, e via via mi accorgevo di come tutto fosse vicino, più di quanto sembriasse all’inizio e di come ogni tassello sia confinante con gli altri; avevo l’impressione di comporre un puzzle con il piacere di scoprire che tessere all’apparenza estranee in realtà si incastravano. È un po’ questa la magia di Madrid: tutto combacia. Come i mariscos e il pollo nella paella. E che bello il suo carattere di città-cortile! Le strade sembrano prosecuzione delle case, la gente le vive come fossero il proprio “dehors”. E non è questo che sono, in effetti?
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Tags: Diario da Madrid, paella, Spagna
Francesca questo post è bellissimo e poetico, mi ha toccato profondamente. Quando scrivi in questo modo, usando metafore del tipo “circondata da una cintura circolare di viali monumentali come il tuorlo d’uovo è circondato dal suo albume” rendi davvero l’idea di quello che stai vedendo e prendi il lettore per mano, accompagnandolo insieme a te alla scoperta di Madrid.
Cara Francesca, ma che te lo dico affà!!!
ps. mi raccomando, quando incontrarai tutta la squadra del Real Madrid, cosa che avverrà dicuramente, salutali da parte di Lorenzo e Tommaso….