David Grossman L’abbraccio

14 aprile 2011

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Scritto da: Alessandra D’Ottone

‹‹Sei dolcissimo – disse la mamma a Ben mentre facevano una passeggiata nei campi verso sera. – Sei dolcissimo e tanto carino, non c’è nessuno al mondo come te!››.
‹‹Davvero non c’è nessuno al mondo come me?›› domandò Ben.
‹‹Certo che no – rispose la mamma – sei unico››…La mamma lo tenne stretto a sé. Sentiva il cuore di Ben che batteva. Anche Ben sentiva il cuore della mamma e l’abbracciò forte forte.
‹‹Adesso non sono solo – pensò mentre l’abbracciava –  adesso non sono solo. Adesso non sono solo››.
‹‹Vedi – gli sussurrò la mamma – proprio per questo hanno inventato l’abbraccio››.
Qual è il posto migliore per racchiudere una sconfinata dolcezza e, al tempo stesso, volerne fare dono per se stessi e per l’altro? Forse un abbraccio. Ci avevate mai pensato? Non è poi così scontato. Ma una sensibilità così profonda, quale quella di David Grossman, ha provato a stringere adulti e piccini in un messaggio di universale bellezza, racchiuso appunto ne L’abbraccio edito da Mondadori.
Lo scrittore israeliano è conosciuto, e tradotto, in tutto il mondo come autore di romanzi, saggi e letteratura per bambini, ragazzi e adulti ( tra i suoi grandi successi il romanzo Qualcuno con cui correre e il saggio Il vento giallo),particolarmente amato per il suo stile semplice e avvincente.
Con L’abbraccio Grossman ha scelto di raccontare una favola ai suoi lettori, perché per le favole non ci sono soglie anagrafiche o d’identità: tutti possono scegliere di raccontarle, di condividerle e, soprattutto, di lasciare che irrorino la quotidianità senza sentirsi “fuori di chiave”.
Questa è una favola potenzialmente realistica, nel senso che basta volere che entri nelle nostre vite affinché diventi realtà. E’ pur vero che, per volerlo, c’è bisogno di mettere in ascolto la sensibilità.
Qui c’è la storia di due identità, quella di una madre e di un figlio, che con profonda dolcezza si svelano reciprocamente il desiderio, e la possibilità di dargli vita, di restare uniti per sempre imparando ad essere consapevoli della diversità del singolo, considerata “unica”, ad accettarla e a renderla motivo di forza, di superamento della paura della solitudine, di amore e non terrore per la vita.
Da una parte c’è un figlio, il piccolo Ben, che vorrebbe condividere la sua vita sapendo che gli altri, poiché simili a lui, non lo abbandoneranno mai: non riesce ad accettare facilmente l’idea che nessun altro al mondo sia come lui, perché significa che siamo tutti infinitamente soli.
Dall’altra, però, c’è una madre, quella di Ben appunto, che non sceglie di assecondare il piccolo bensì di rivelargli la cruda eppur straordinaria verità,e ad infondergli una tenera e consapevole serenità: ognuno di noi è unico e speciale, nessuno è identico all’altro, eppure non sarà mai solo.
Si è un po’ soli e un po’ con gli altri, un po’ l’uno e un po’ l’altro.
Ed è proprio questo che rende la vita una meravigliosa scoperta. Il segreto di questa possibile condivisione è nell’abbraccio.
Una favola concisa ma dolce, avvolgente ma lontana dal sapore utopico:potere della matita di Michal Rovner (alla disegnatrice israeliana il merito delle immagini che avvalorano il senso del testo), dei continui e sensibili paralleli con il mondo animale, di chi ha il dono di saper comunicare con semplicità un messaggio d’infallibile universalità.
L’uno esiste, l’altro esiste, e ci apparteniamo tutti: siamo nella stessa vita.

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