perché i miei figli non leggono?
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Stasera ho finito di leggere ai miei bambini quello che loro chiamano Harry Potter 6, ovvero Harry Potter e il Principe Mezzosangue (Salani). Prima leggiamo il libro, poi vediamo il film, che loro trovano pazzescamente bello ma al confronto con la lettura è ben scialba cosa. Da quando ho iniziato a leggere per loro la sera, non c’è minaccia più efficace che quella di non farlo: funziona meglio del classico niente tv. La metto in pratica in casi gravissimi, privarmi di quel momento è una punizione soprattutto per me. Ho cominciato che lui aveva 5 anni e lei 3 e mezzo, Io la giraffa e il pellicano di Roald Dahl (Salani) è stato il nostro primo libro insieme, ci fermavamo per spiegare un sacco di parole ma il giorno dopo ne ricordavano a memoria intere frasi. Sono seguiti la quasi opera omnia di Roald Dahl e un po’ di letteratura contemporanea per bambini (che qui cito a mo’ di consiglio), tra cui Abbaiare stanca di Daniel Pennac (Salani), La banda dei gelsomini di Zita Dazzi (Il Castoro), Cion Cion Blu di Pinin Carpi (Mondadori), Il grande Albero di Susanna Tamaro (Mondadori), un po’ di Bianca Pitzorno, la serie di Ottoline di Chris Riddell (Il Castoro) e un romanzo di quando avevo la loro età che li ha fatti impazzire come me a suo tempo, La banda dei cinque di Enid Blyton, temo ormai introvabile.
Ma la colossale abbuffata sono state le migliaia di pagine di Harry Potter che, quando si arriva agli snodi cruciali, mi costringono a leggere anche negli spostamenti in macchina, per la gioia sacrificale del mio stomaco. I miei figli adorano i libri, è evidente; una domenica pomeriggio di brutto tempo mentre ero a letto con l’influenza li ho visti stendersi sul divano per ascoltare un audiolibro (L’occhio del Lupo, sempre Pennac, sempre Salani). Eppure non c’è modo di convincerli a leggere da soli.
Daniel Pennac in quella “bibbia” sui ragazzi e la lettura che è Come un romanzo (Feltrinelli) sostiene che gli adolescenti non leggono perché noi, che per anni mentre erano bambini li abbiamo coccolati con la fiaba della sera, un bel giorno smettiamo, li abbandoniamo di punto in bianco mettendo fine a un momento fondamentale della relazione, con la pretesa che prendano il largo da soli nel mare inospitale delle letture da grandi. Sacrosanto. Ma miei figli non sono ancora dolescenti e io non ho smesso! Ho anche promesso con formule solenni che non finirò mai di appollaiarmi con un libro sul piano di sotto del letto a castello, mai e poi mai, finché non saranno loro a buttarmi fuori dalla stanza e a supplicarmi di piantarla. Ma niente. Sanno quale magia si sprigiona dai libri, ma il rifiuto resta categorico. Leggere per loro è l’audio-mamma-libro, punto.
Si possono fare varie considerazioni in merito, dal bisogno di vicinanza alla più banale pigrizia, e ci si può consolare ipotizzando che prima o poi cominceranno a leggere se non altro per la statistica che vuole i figli dei forti lettori lettori a loro volta (succederà davvero?). Però, da mamma e quindi incline all’autocritica estrema, qualche volta mi chiedo se, con la mia eccessiva passione per la lettura insieme a loro, io non li abbia privati del piacere di inerpicarsi da soli su sentieri inesplorati – come si priva dello spirito di avventura il figlio che si cerchi di guidare in ogni passo per la bramosia tipicamente contemporanea di disegnargli una “vita perfetta”… Ok, forse sto esagerando, di certo sto divagando. Ma a questo punto vi consiglio di leggere un articolo della giornalista inglese Katie Roiphe uscito sul Financial Times e tradotto da Internazionale n. 882* con il titolo L’illusione del controllo. Poi ne parliamo.
*[si scarica gratis sull’iPad grazie alla bellissima app di Internazionale]
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Tags: bambini, Daniel Pennac, Harry Potter, Internazionale, iPad, leggere, Roald Dahl, Salani
Dagli tempo! Sono piccoli. Chiara ha iniziato a leggere da sola romanzetti (Enyd Blyton in primis!) dalla fine della terza. Certo devo dire che per lei è stato molto utile che la maestra portasse la classe continuamente in biblioteca e li esortasse a leggere.
Com’è difficile non essere impazienti, con i figli, in effetti…!
Quando mia figlia era piccola non le ho letto molto, e lei adesso ama la lettura almeno quanto me, in compenso mi ha visto leggere molto, ha avuto un sacco di libri in regalo e la tele è sempre stata calmierata in modo rigoroso. Il figlio di mio marito, invece, ha una bella dose di lettura con l’audio-babbo tutte le sere, ed ha già tredici anni. La lettura autonoma, nel suo caso è di là da venire. Penso che non ci sia una ricetta, ma la noia aiuta molto, e libri adatti all’età, ma soprattutto la trasmissione del nostro entusiasmo, raccontargli dei libri, fargli sorgere la curiosità e la passione per il viaggio emotivo e mentale, inmmaginativo che si comincia sfogliando la prima pagina di un libro. Il prodotto (l’amore per la lettura) si vende sempre condito dall’entusiasmo con cui è presentato!
Ho venticinque anni e mi sono laureata da poco in filosofia, amo leggere e amo i libri. Ricordo moltissime serate passate insieme sul lettone, mia mamma in mezzo con un libro e io e mia sorella ai lati ad ascoltare storie di tutti i tipi. Io ho iniziato a divorare i libri presto, ne ho molti di quando ero bambina, alcuni anche tra quelli sopra citati. Mia sorella invece è sempre stata un po’ più pigra e leggeva solo di tanto in tanto e solo con un po’ di insistenza da parte di mia mamma. Leggeva molti fumetti, Dylan Dog soprattutto. Poi, alla fine delle scuole superiori e con l’inizio dell’università ha iniziato a leggere molto, anche se i libri di giurisprudenza impegnano parecchie delle sue giornate appena può si dedica ad un romanzo, ad un saggio che la appassiona. Questo per dire che leggere ai propri figli dei libri è una cosa importante e che non sortisce certo sempre lo stesso effetto e nemmeno con la stessa tempistica, ma prima o poi c’è sempre qualche cosa, un libro, una persona, un fatto, una citazione che risveglia il piacere della lettura, soprattutto se lo si è assaporato fin da bambini.
Piacere di aver scoperto questo blog!
Valentina
Sì, anche le statistiche dicono che i figli di lettori e i bambini abituati ai libri fin da piccoli hanno più chance di apprezzare la lettura. Sono in attesa di veder germogliare i semi sparsi finora.
Benvenuta Valentina, ti aspetto ancora.
Cara Francesca, anche io lettrice accanita ho lo stesso tuo problema. Mio figlio più grande non legge nulla da solo ma pretende che sia io a leggere.
Non che per me sia un grande sacrificio visto che molti dei libri che leggiamo assieme non li conoscevo (Roald Dahl, per esempio) ma mi chiedo sempre quando per loro diventerà automatico prendere un libro e leggere da soli.
Eppure… eppure… se ci penso, i miei genitori mi hanno letto pochissimi libri ad alta voce, solo qualche volta mio padre, anche se i libri non sono mai mancati in casa nostra.
Forse tutto sta nell’offrirli, nel proporli, nel far sapere ai nostri figli che esiste anche questa splendida alternativa ai cartoni animati ed ai videogiochi.
Ciao Francesca, ho appena scoperto il tuo blog, quindi il commento giunge tardivo, ma spero utile per la statistica.
Figlia di lettori compulsivi (si partiva per le vacanze con la “valigia” dei libri, oltre a quella delle persone), con babbo narrante bordo letto ogni sera, fino all’età in cui la sua voce andava troppo lenta rispetto alla mia immaginazione (io e la sorella l’abbiamo buttato fuori, tenendoci i libri), al momento di metter su casa mi sono trasferita con due paia di jeans e una borsa… di libri. Mi sorella è diventata bookcrosser. Mia figlia settenne maltollera di vedermi aprire il pc, ma non mi ha mai sgridato per un libro, salvo negoziare che ne leggessi prima mezzo a lei. E ora si sdraia accanto a me con il suo. Certo, devo sopportare una certa dose di principesse e ciarpame commerciale, ma accetta anche consigli, la dieta è varia e io non mi lamento.
Quindi, in sostanza, visto quel che fai, dovresti aver speranza…
Chiara
Nessun commento è tardivo: spero sempre che anche i vecchi post del blog siano oggetto di qualche discussione (per questo ho creato la pagina “Abbiamo letto” dove si possono recuperare facilmente tutti i libri recensiti, e in Tea room conservo gli articoli più di “riflessione varia”). Benvenuta, Chiara, e benvenuto il tuo racconto di figlia di lettori compulsivi. Che bello quel papà sul letto a leggere! Aspetto qualche recensione dei tuoi libri più amati, e anche di quelli di tua figlia settenne (coetanea della mia!)… A presto 😉
Le soddisfazioni della vita.
Oggi mio figlio maggiore, seconda elementare, a colazione mi dice: ” a me italiano fa schifo, non mi piace scrivere nè leggere. Non vedo l’ora di fare l’università così potrò scegliere matematica e fare solo quella”. Bella soddisfazione per una mamma che si impegna ogni giorno per cercare di trasmettere l’amore per i libri ai propri figli!
se può essere utile: matematica non è sinonimo di malattia
tuo figlio ha detto che “italiano fa schifo”, credo come materia, magari per come gliela insegnano, ma non credo che abbia a che fare con i libri e la lettura; leggere e scrivere è riferito sicuramente ai compiti.
io vengo più o meno da una storia simile e ho scoperto lettura e scrittura molto tardi solo perché ho avuto cattivi “maestri” da piccola ma ne ho trovati di veramente buoni da più grandicella.
c’est la vie; sono pochi i bambini che dichiarano di voler “scegliere” la matematica e probabilmente, inclinazione a parte, molto è merito degli insegnanti
io mi sentirei soddisfatta al tuo posto ad avere un bambino che già ha voglia di scegliere
Grazie Annalisa per il conforto, e poi scusa se mi sono espressa male. Il problema non è la matematica, anzi mi rende fiera che i miei figli abbiano una passione per le materie scientifiche. Io ho una laurea in lettere e, a casa nostra, per qualsiasi cosa si riferisca all’ambito linguistico ci si rivolge a me. Per la matematica invece il referente è mio marito, che ha una laurea in materie scientifiche.
Ecco, l’uscita di mio figlio sembrava veramente rivolta a me, come una specie di forma di protesta. Insomma, quasi a dirmi: “tu e i tuoi libri non mi stressate. Leggerò quando, se e come ne avrò voglia.”
Per questo in parte mi demoralizzo, non certo per la sua passione per i numeri. A proposito, abbiamo anche iniziato “Il mago dei numeri” che è un libro bellissimo ma che abbiamo dovuto interrompere ad un certo punto perchè gli argomenti si facevano troppo complessi per due bambini di 5 e 7 anni.
Il Mago dei numeri di Enzesberger! Hai detto Il mago dei numeri!!! Un assoluto capolavoro, che non vedo l’ora di leggere ai miei figli ma… mi sembrava un po’ presto. O forse sono io che li sottovaluto. Ora dobbiamo finire Harry Potter e i Doni della Morte che, con buona pace di J.K. Rowling e vivaddio, è l’ultimo: dopo potremo dedicarci a una lunga lista che ho già pronta da sottoporre loro (in testa c’è Viaggio al centro della terra, seguito da Salgari, visto l’anniversario, poi un bel Giardino segreto, molto classico…), ma Il mago dei numeri potrebbe balzare in testa. Grazie Adele per avermelo ricordato.
Quanto ai figli, come dice Annalisa, credo anch’io che un conto sono le inclinazioni del “nocciolo” di ciascuno di noi, un conto sono le propensioni determinate per attrazione o per repulsione dalla scuola. Sull’amore per la lettura ho deciso di fidarmi del potere dell’esempio. In fin dei conti mia figlia, quando aveva tre anni, ogni sera si stendeva sul letto al mio psoto con in mano (spesso a rovescio) un saggio su Mazzini: fingeva di leggerlo per un po’, poi metteva il segno e il giorno dopo ricominciava….
vero, io credo che i bambini lettori diventino lettori per emulazione più che per il fatto che gli vengano letti dei libri.
leggere i libri è una forma di accudimento e di stimolo a sognare, ad appassionarsi alle storie, ma non necessariamente a leggerle.
beh ora esagero, non sono mica una psicologa dell’infanzia dopo tutto
comunque Adele, per solidarietà, mi lancio nel dire che forse non era un criticare te, ma la materia italiano un po’ bisogna crederci no?
Costanza è una grande… me la vedo proprio. Troppo forte!
Io sono una figlia in questo caso: mia mamma mi ha sempre letto quegli enormi libri di favole e fiabe, e io adoravo ascoltarla; a scuola -elementare- avevamo l’ora di lettura in classe e l’obbligo di leggere un libro al mese (Battello a Vapore o Istrici Salani). Ma il mio matrimonio con la lettura non è avvenuto da una causa esterna, ma da me: ho trovato IL libro. Quello che ti conquista e ti colpisce, che ti travolge e che quando l’hai finito irrimediabilmente non sei più la stessa persona di prima.
Ho avuto quest’epifania a 10 con Harry Potter e la Pietra Filosofale: da quel momento io respiro leggendo -sul serio- mi spengo se sto troppo tempo senza una lettura.
Perciò tu puoi consigliare i tuoi figli, spronarli, ma di norma parte da loro. O sei lettore o non lo sei.
PS: i miei dai 14 anni in su hanno cominciato a detestare che fagocitassi un libro a settimana perchè non me ne potevano più comprare XD Quindi ochio!