la fine non è tutto
(Niccolò Ammaniti Io e te)
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Niccolò Ammaniti, Io e te (Einaudi, 2010, € 10,00). «E poi, io odiavo le fini. Nelle fini le cose si devono sempre, nel bene o nel male, mettere a posto. A me piaceva raccontare di scontri tra alieni e terrestri senza una ragione, di viaggi spaziali alla ricerca del nulla. […] Mi faceva impazzire, quando vedevo un film, che papà e mamma stessero sempre a discutere della fine, come se la storia fosse tutta lì e il resto non contasse nulla» (pag. 96). A entrare nella testa di un adolescente, Ammaniti è maestro. Lorenzo finge di partire coi compagni per una settimana bianca a cui non è stato invitato, e si chiude in cantina. In quei giorni fuori dal mondo, trascorsi in compagnia della sorellastra tossicomane, Lorenzo diventa paradigma dell’adolescenza: con i suoi disadattamenti e le sue genialità. Come questo ricordarci, infilzandoci sulle nostre angosce, che la fine non è tutto.
(Pubblicato su Donna Moderna n. 4, 2011)
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Tags: citazione, Einaudi, Io e te, Niccolò Ammaniti
Ho finito di leggerlo ieri sera… che coincidenza!
Bello, peccato sia così corto.
Vero. Anche se ultimamente apprezzo moltissimo i romanzi brevi. L’ansia del recensore e l’assalto degli uffici stampa non spiegano tutto. Diciamo che se leggere centinaia di pagine di Anna Karenina era un lento, pastoso godimento, oggi i romanzi lunghi raramente offrono lo stesso passo, la stessa intensità, la stessa voglia di non uscirne mai. C’è, nella letteratura di oggi, una dimensione del “guizzo” che ha il suo pregio. Rallentare spesso diventa allungare, non intensificare.
Detto questo, non posso non aggiungere che sono considerazioni volatili, lasciano il tempo che trovano. Le trecento e rotte pagine di Elizabeth Strout, per esempio, avrei voluto fossero mille…
a me non è piaciuto. non tanto per la storie e lo stile di ammaniti che è bravo, ma sembrava un pacchettino giusto giusto per il natale. costo 10 euro…sempre meglio però che regalare una cosa inutile.
Mi è piaciuto ed è stato come immergermi negli odori e nel disordine della cantina, metafora della parte più profonda di sé. Ho sentito forte la sofferenza dei due ragazzi e percepito il loro smarrimento, il loro perdersi e la fatica del trovarsi. Come tutte le volte, finito il libro ho provato una sensazione come di vuoto. Che cosa starà provando ora Lorenzo, mi sono detta? Quale autenticità scandirà la sua vita d’ora in poi, mi sono chiesta?