日本 ichi ban
Ichi ban, ovvero primo. Primo post dal Giappone. Dopo undici ore di volo e mezza di sonno, quando nel mio bioritmo è l’una di notte e a Tokyo le dieci di mattina, metto piede sul pavimento lindo dell’aeroporto Narita. La prima cosa che ti viene incontro appena entri in Giappone è la pulizia, niente macchie nere per terra, vien voglia di camminare scalzi. I bagagli arrivano subito, l’addetto alla dogana saluta con auf wiedersen, deve sembrargli un saluto occidentale. Ma orientale è il modo in cui si inchina: quel flettersi leggero, elegantissimo, è un gesto di rispetto quasi scioccante, ti fa sentire importante come non hai mai creduto di poter essere per un estraneo, e così, all’istante, ti sintonizzi su una nuova cortesia. Rispetto, giusta distanza, attenzione. Non so spiegare perché, ma associo questa sensazione al Fuji, o Fuji-san come lo chiamano i giapponesi, e anche -san è per rispetto; lo vedo per la prima volta che è appena tramontato il sole e nel cielo tersissimo lui è un tronco di cono coperto di neve: lontanissimo, si insinua nello skyline e sembra quasi proporzionato, ma è solo effetto della distanza.
Ritirati i bagagli, compro dell’acqua. Ohayo gosai masu, sorride la signora al chiosco delle bibite, buongiorno, e il gosaimàs di cortesia risuona di continuo con la sua a allungata, lo attaccano a ogni saluto o invito; la signora prende i mille yen con entrambe le mani, sembra che la mia banconota sia la più bella di tutte, mi rende una pioggia di monetine posandole sullo scontrino e facendole scivolare sul mio palmo, domo arigatou, e si inchina. Si inchina anche l’omino alla barriera del Narita Express, che mio figlio definisce il treno più bello del mondo. Raggiungiamo la nostra carrozza seguendo i numeri sulla banchina, gli addetti alle pulizie stanno ancora lavorando e non ci lasciano salire, ma poi per terra è uno specchio e i sedili di velluto e nero e rosso sembrano nuovi. Il dépliant del treno ti prega, se devi usare il cellulare, di andare in fondo alla carrozza, vicino alle porte; se hai un bimbo piccolo puoi usufruire di una stanza per cambiarlo e una per dargli da mangiare; ci sono persino dei defibrillatori di emergenza, su questo treno. E un video annuncia le fermate specificando i minuti di percorrenza. Sulla banchina, carrellini che vendono dolci giapponesi e tè verde in polvere da sciogliere in tazza: salgono sul treno con gentili signorine che li vendono; si vende cibo ovunque, e poi bevande misteriose in distributori automatici coloratissimi, che inizio a fotografare maniacalmente. Come tutto il resto, per altro. Immagino che si sentano così, i giapponesi che vengono in Europa per la prima volta e che ci divertiamo a prendere in giro per la mania di scattare foto a qualuque cosa. Ora li capisco eccome. Fotografo di tutto. I cartelli, per esempio: per invitare la gente a fare o non fare qualcosa usano delle specie di vignette didascaliche, ma suonano giocose. Il lato fanciullo dei giapponesi?
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Tags: Diario dal Giappone, Fuji, Narita, Tokyo
Che meraviglia!! Ci stai portando in Giappone con te!! Grazie
Ben arrivati! Il primo impatto sembra buono, siete addirittura saliti sul treno più bello del mondo… seguirò la vostra vacanza dal mio triste ufficio milanese vista tangenziale ed immaginerò di vedere assieme a voi il tronco di cono del monte Fuji coperto di neve.
Aspettavo con ansia il tuo primo post! È meraviglioso vedere il Giappone attraverso i tuoi occhi! Grazie!
Sono incantata da questa finestra aperta sull’oriente… Vi seguo con gioiosa partecipazione …e non mi sembrate più tanto lontani!
Questa pagina accorcia le distanze….!Non posso che dirti grazie. E’ meraviglioso scoprire un nuovo mondo attraverso i vostri occhi e le vostre emozioni.
eccoti!