Mario Vargas Llosa Nobel per la letteratura
(e ieri pensavo a La zia Julia e lo scribacchino)

7 ottobre 2010
Mario Vargas Llosa, Premio Nobel per la Letteratura 2010 (foto AP/Daniel Ochoa de Olza, 2006)
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Giusto ieri con un’amica citavamo Vargas Llosa… Coincidenza? Premonizione? Si parlava delle mille cose che cerchiamo di fare ogni giorno e tutte insieme, del senso di vitalità che ne deriva, ma anche della fatica e confusione: e se a un certo punto ci confondessimo, se ognuno degli interessi, progetti, impegni che riempiono la nostra vita smettesse di correre in linea retta e si intersecasse  agli altri con travasi imprevisti? Ci è venuto in mente Pedro Camacho, da La zia Julia e lo scribacchino, che Mario Vargas Llosa scrisse nel 1977  (potete leggerlo edito da Einaudi, 2006, € 12,50): autore di popolarissimi romanzi radiofonici a Radio Central, a Lima, Pedro Camacho è oppresso dal troppo lavoro, affaticato, stressato; inizia a confondere i personaggi dei suoi romanzi, cambia loro professione, li sposta da una trama all’altra, li uccide e li resuscita in una confusione che sconcerta gli ascoltatori. Una confusione che corre parallela alla storia del protagonista di questo romanzo, Mario, diciottenne studente di legge e pure lui impiegato alla radio, che si innamora della zia 32enne Julia e rocambolescamente riesce a sposarla: è il trionfo di un amore che forse è (anche) confusione di ruoli e di storie… Alla fine del romanzo tutto torna nei ranghi, Pedro espia i suoi “disordini” in manicomio e Mario divorzia da una moglie che è “osare troppo” per lui. Ma quel mescolarsi di intrecci resta indimenticabile, e assai più interessante di qualsiasi trama che scorra lungo un solo, sensato binario.

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