Perché leggere oggi Il giovane Holden

10 ottobre 2010
Scritto da Paola M.

J. D. Salinger, Il giovane Holden (Einaudi). È un libro che o si odia o si ama. Non esiste una via di mezzo. Si tratta della descrizione in prima persona di 48 ore della vita di un adolescente americano in piena crisi esistenziale, nel periodo natalizio degli anni ’50. Il racconto – che ha avuto un successo incredibile – va contestualizzato e valutato tenendo ben presente il periodo storico (1951) in cui fu scritto. Erano gli anni in cui andavano di moda l’esistenzialismo; in America c’erano la “gioventù bruciata”, i “Teddy boys”, e imperversava il mito di James Dean. E allora si comprende perché a quell’epoca un romanzo che parla di un adolescente benestante apatico, perennemente annoiato ed ostile verso la società, incapace di intraprendere qualunque attività e sempre critico verso le persone, abbia riscosso tutto quel successo. Per quell’epoca era un romanzo originale e “rivoluzionario”, esprimeva la voglia di ribellione di tutta la gioventù del periodo post bellico, anticipando le contestazioni degli anni ’60.
Eppure, letto oggi, non appare datato: il giovane Holden è quasi insopportabile, specie nel linguaggio, e del libro alla fine forse rimangono impresse più che altro le parti umoristiche. E’ un puro, ingenuo, generoso, romantico ragazzo che non riesce ad entrare in sintonia con il mondo che lo circonda, pervaso da tutti i mali tipici della società malata (nulla è cambiato in 60 anni!). La lettura dei suoi slanci, delle sue cadute, del suo vagare quasi disperato alla ricerca di qualcosa o di qualcuno che possa dare uno scopo alla sua vita è resa magnificamente agevole dalla vena umoristica di Salinger. Unica luce, l’affetto ricambiato della sorellina ed il ricordo del fratello morto. Credo che ci siano romanzi il cui valore vada riconosciuto al di là dei gusti personali, che sono legittimi nella loro soggettività: Il Giovane Holden è un classico caso letterario, per la profondità piscologia del protagonista – che va colta al di là dell’apparente superficialità – e per lo stile unico, malinconico e a tratti tragico in cui tutti noi possiamo riconoscere la nostra adolescenza.
Ne consiglio la lettura a quanti desiderano spingersi in qualcosa di diverso, nel contenuto e nello stile narrativo. È il “must” che non può mancare nella cultura personale di un lettore.

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