riscriviamo la solitudine dei numeri primi?
Una lettrice ha recensito su questo blog La solitudine dei numeri primi, celeberrimo libro (e ora anche film) di Paolo Giordano, all’epoca 27enne fisico e scrittore esordiente. È un romanzo che si beve come un bicchier d’acqua, e si dimentica con la stessa facilità. I personaggi sono un guizzo, un lampo di intuizione, ma spessore zero. Quando l’ho letto ho pensato: bravo l’editor che ha scelto il titolo – ormai è cosa risaputa chi l’ha scelto e quanto abbia contato, quel titolo, per scalare la classifica. E il secondo pensiero è stato: bandiamo un concorso? Scrivi un romanzo intitolato “La solitudine dei numeri primi”.
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Tags: La solitudine dei numeri primi, Mondadori, Paolo Giordano
È così impopolare dirlo, ma è stato uno dei pochissimi libri che ho lasciato a metà.
brava, ale!!!!!!!! sono orgogliosa di te, amica mia!
Sola la profonda e analitica recensione di Alessandra D’ottone poteva edulcorare e invitare alla lettura di un libro così pesante e noioso! Complimenti!
Avevo comprato questo libro qualche mese fa, ma non so bene per quale motivo non era mai il suo turno. Ogni volta che mi avvicinavo alla libreria per decidere cosa cominciare, un altro titolo passava avanti. Poi venerdì scorso faccio un giro in “questa piazza” e mi faccio prendere da una piccola discussione in atto.
L’insostenibile leggerezza dei numeri primi…
Ho deciso, questo fine settimana inizio a leggerlo. Risultato? Non riuscivo a staccarmi. Ma come? Mi ha preso.
I libri sono vestiti per le nostre emozioni. Il nostro vissuto ci plasma e ci da forma. Forse la percezione di bello o brutto nasce da quanto di noi e della nostra esperienza si ritrova in quelle pagine. Per questo io non credo sia giusto essere così definitivi nel giudicare un libro.
Mi sono permessa di condividere con voi questa riflessione, perché a volte mi capita di non finire un libro, di non riuscire a trovarmi in sintonia con quel che c’è scritto o come è scritto, ma non credo sia giusto condizionare la scelta di altri.
Scusatemi, sicuramente sbaglio, ma mi piace quando gli altri rispettano il mio lavoro e cerco di fare lo stesso. Sarò banale ma tant’è.
Ho letto questo libro qualche tempo fa ormai ma non mi è piaciuto. Mi ricordo precisamente che mi sembrò finto, costruito come un compito a casa ben svolto.
Paolo Giordano, forse un po’ ingenuamente, ha sempre ammesso di dover tanto a chi lo ha aiutato a sistemare la propria opera prima di andare in stampa. Forse accade a tutti gli scrittori, non lo so, però credo che nel suo caso si percepisca chiaramente.
[…] corpo riesce a sprigionare riflessioni degne di essere conservate. Come già avevo pensato con La solitudine dei numeri primi, vorrei lanciare un concorso: riscriviamo un romanzo che si intitoli Il corpo […]